Tagliacozzo. Questa mattina i finanzieri del Gruppo investigazione criminalità organizzata (Gico) del nucleo di Polizia tributaria, insieme ai carabinieri del Ros, con il supporto delle Fiamme gialle del Scico, hanno eseguito un provvedimento del Tribunale dell’Aquila disposto dal presidente Giuseppe Romano Gargarella che dispone la confisca delle quote della società Alba d’Oro srl, di proprietà di Nino Zangari, e dei fratelli Achielle e Augusto Ricci. Sono state sequestrate anche quote societarie della Marsica Plastica srl, appartenenti ad Achille Ricci. La società è proprietaria del complesso turistico “La Contea” che si trova a Tagliacozzo, un moderno villaggio vacanze dotato di ristorante, piscina, campi da tennis e da calcetto nonché terreni per un valore di oltre due milioni e mezzo di euro. Si tratta del primo provvedimento nel suo genere nella Regione ed è arrivato al termine di un complesso ed articolato lavoro investigativo, avviato su input del procuratore dell’Aquila Alfredo Rossini, e del sostituto della Direzione nazionale antimafia Olga capasso e proseguito e portato a compimento con successo dal sostituto procuratore della Repubblica dell’Aquila Stefano Gallo. L’applicazione delle misure si fonda sulle indagini della Guardia di Finanza, protrattesi per oltre due anni, condotte con i più moderni strumenti tecnici ed informatici nonché mediante meticolosi accertamenti documentali e bancari che hanno consentito di ricostruire le operazioni finanziarie, attraverso le quali i tre soggetti coinvolti hanno reimpiegato, secondo l’accusa, in attività imprenditoriali in Abruzzo ben più di un milione e mezzo di euro provenienti dal “tesoro occulto” riconducibile al defunto boss mafioso Vito Ciancimino. Secondo la Procura, capitali illeciti, provenienti direttamente dalla Sirco spa, “nota” holding palermitana riconducibile ai Ciancimino (e già sottoposta a sequestro dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia – nell’ambito di un’indagine svolta dal Nucleo Speciale Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Roma), sarebbero stati impiegati in Marsica per realizzare il villaggio turistico “La Contea”. L’articolata attività d’indagine, nel corso del 2009 aveva già consentito di individuare tempestivamente, attraverso l’attività di prevenzione, la presenza sul territorio abruzzese di soggetti collegati, attraverso una fitta rete di prestanomi, al “clan” Ciancimino; E’ stato infine evitato che fossero portate a compimento ulteriori e più complesse operazioni imprenditoriali finanziate con capitali di dubbia provenienza, prevenendo in tal modo infiltrazioni, nell’economia legale, di capitali illeciti che avrebbero consentito di radicare sul territorio locale un sistema finanziario “inquinato” che avrebbe creato ulteriori e notevoli effetti distorsivi nell’economia legale. L’applicazione delle misure, si fonda, inoltre, sulle convergenti indagini dell’Arma dei Carabinieri che, anche attraverso una penetrante ed incisiva attività di controllo del territorio e successivi mirati accertamenti avviati nel giugno 2009 sugli assetti societari di alcune imprese marsicane attive nel settore dello smaltimento dei rifiuti, hanno consentito di individuare una quota (sottoposta a confisca) di proprietà di Achille Ricci pari al 15,5 per cento dell’intero capitale, della Marsica Plastica srl. Detta società, cointeressata appunto in investimenti milionari nel settore del trattamento e dello smaltimento dei rifiuti nella Valle Peligna, aveva tra l’altro stabilito la propria sede legale nella zona industriale di Carsoli. È stato dunque riconosciuto dal Tribunale il principio che la legge 94/2009 (Disposizioni in materia di sicurezza pubblica) ha introdotto in capo al Procuratore Distrettuale della Repubblica il potere di proporre l’avvio del procedimento di prevenzione anche a soli fini dell’applicazione di provvedimenti di sequestro e confisca a prescindere dall’applicazione di provvedimenti di prevenzione personali basati sulla pericolosità sociale del soggetto proposto. Tale previsione normativa, tesa a rafforzare il dispositivo di contrasto alla criminalità organizzata sul terreno economico (che, di fatto, ne continua a consentire la sopravvivenza), sancisce la possibilità di applicazione disgiunta delle misure patrimoniali rispetto a quelle personali e, in pratica, l’ autonomia dei beni aggredibili; ciò consente a forze dell’ordine e inquirenti di perseguire investimenti spregiudicati effettuati utilizzando imprese locali che fungono, in ultima analisi, da riciclatori di denaro sospetto. Ulteriori misure di prevenzione patrimoniale, proposte dalla Procura della Repubblica dell’Aquila nei confronti di altri imprenditori abruzzesi, non sono state accolte dal Tribunale. I beni confiscati saranno gestiti dall’“Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata”, per finalità istituzionali e sociali potendo tali beni essere reinseriti nell’economia legale anche e soprattutto a favore delle categorie più deboli e delle vittime.