Massa d’Albe. Un viaggio tra stupore e meraviglia, attraverso la Riserva Naturale Orientata “Monte Velino”. Dopo la notizia della nascita di otto piccoli grifoni, ora si attende un altro lieto evento, atteso ormai da qualche anno: la nascita di uno o magari più aquilotti.
Grazie ai carabinieri del raggruppamento carabinieri Biodiversità del reparto di Castel di Sangro, che hanno fornito immagini e informazioni, Abruzzolive ha realizzato un servizio che racconta la Riserva che si trova nel cuore dell’Abruzzo, che custodisce una flora e una fauna preziose, fonti di una biodiversità a tratti unica.
LA RISERVA NATURALE ORIENTATA “MONTE VELINO”
La Riserva Naturale Orientata “Monte Velino” venne istituita nel 1987 con uno dei primi decreti del neonato Ministero dell’Ambiente, su specifica richiesta dei due comuni proprietari, Magliano de’ Marsi e Massa d’Albe, (siamo in provincia dell’Aquila), che deliberarono in merito alla protezione del territorio, chiedendo che la gestione fosse affidata al Corpo Forestale dello Stato.
Tutta la Riserva, che si estende su una superficie di circa 3.500 ettari, tra 1.000 e 2.500 metri sul livello del mare, è compresa nella Zona di Speciale Conservazione dell’Unione Europea IT7110206 “Monte Sirente e Monte Velino”, nel Parco Naturale Regionale Sirente-Velino e confina, nel settore occidentale, con la Riserva Naturale “Montagne della Duchessa” della Regione Lazio.
Il Massiccio del Monte Velino, terzo gruppo montuoso dell’Appennino dopo Gran Sasso e Majella, e le due grandi valli glaciali che lo delimitano, la Valle Majelama verso nordest, e la Val di Teve verso nordovest, comprende ecosistemi, habitat e specie particolarmente integri e selvaggi, il cui livello di biodiversità è per molti versi unico.
La Riserva nacque con lo scopo di tutelare concretamente tutto ciò, proteggendolo da mire speculative che, come spesso accade, danneggiano gli ecosistemi senza arricchire la collettività.
Simbolo di tutto ciò era, ed è ancora, la coppia di aquile reali che nidifica nella Valle Majelama e che proprio grazie alla istituzione della Riserva è stato possibile proteggere.
HABITAT
Sono presenti importanti habitat protetti a livello europeo dalla Direttiva Habitat. Alle alte quote si trovano frammenti della rara tundra alpina, relitto delle antiche glaciazioni pleistoceniche di 500.000 anni fa, insieme alle estese ed antichissime praterie di alta quota, caratterizzate da specie endemiche appenninico-dinariche, così come le le rupi.
Molto caratteristico ed esteso sul Velino è l’habitat degli arbusteti prostrati a ginepro nano ed uva ursina, che sul versante sudoccidentale rimpiazza completamente la faggeta a causa del particolare clima sub-continentale della conca intermontana del Fucino.
Estesissime e ricchissime di specie e di decine di orchidacee le praterie secondarie xerofitiche, che a partire dal Medioevo sostituiscono faggete e querceti quasi completamente distrutti dall’uomo. Molto recente (Olocene, 5-10.000 anni fa) è la formazione dei pochi lembi di querceti e di faggeta sopravvissuti fino ai giorni nostri.
L’unica foresta molto estesa di faggio caratterizza il fondo ed i fianchi della vasta Val di Teve. Tutti i grandi circhi glaciali che caratterizzano il versante settentrionale del massiccio, infine, ospitano particolari habitat di brecciaio, di recente formazione dopo lo scioglimento dei ghiacciai pleistocenici (circa 11.000 anni fa), ricchi di specie specializzate a vivere in condizioni così drammatiche.
Le foto con cui sono state realizzate le fotogallery sono state fornite dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro.
FAUNA
L’integrità degli ecosistemi della Riserva consente la vita di molte specie di animali altrove ormai estinte o molto rare.
Significativa, tra i rapaci, è la presenza di specie in pericolo di estinzione come l’aquila reale (Aquila chrysaetos), il falco pellegrino (Falco peregrinus) e il grifone (Gyps fulvus), mentre tra i mammiferi è documentata la presenza dell’orso bruno marsicano (Ursus arctos ssp. marsicanus), del lupo (Canis lupus) e del gatto selvatico (Felis sylvestris).
Da segnalare anche la presenza della rarissima vipera dell’Orsini (Vipera ursinii), che trova sul Velino un habitat particolarmente favorevole ed esteso.
FLORA
La flora della Riserva è molto ricca di specie rare, relitte e protette, arrivando ad un totale di oltre 600. Tra queste vi è una specie particolare, Allium strictum, che è presente su tutti gli Appennini soltanto in poche località del Velino, costituendo un vero e proprio relitto glaciale.
Molte altre si trovano qui all’estremo meridionale del loro areale, centrato nelle regioni artiche, boreali e sulle Alpi: si possono citare tra queste la betulla (Betula pendula) e l’uva orsina (Arctostaphylos uva-ursi).
Moltissime sono le specie endemiche, presenti cioè solo sulla catena Appenninica o comunque solo in Italia, come la potentilla dell’Appennino (Potentilla apennina).
Una parte consistente della flora protetta in Abruzzo si trova infine sul Velino: è il caso della già ricordata betulla, delle rarissime Nigritella widderi e Adonis distorta e di molte altre specie quali Daphne mezereum, Gentiana dinarica, Gentiana lutea, Lilium martagon, Lilium bulbiferum, Paeonia officinalis ssp. italica, Papaver alpinum, Primula auricula, Pulsatilla alpina e Ruscus aculeatus.
Le vistosissime Iris marsica (Iridacee), Adonis distorta (Ranunculacee) e Himantoglossum adriaticum (Orchidacee) sono strettamente protette anche a livello continentale, in base alla Direttiva Habitat dell’Unione Europea.
CAMMINARE NELLA RISERVA
La fruizione del territorio della Riserva avviene solo lungo i sentieri ufficiali segnalati, riportati nella carta ufficiale del Parco Regionale “Sirente – Velino”.
Alcuni sentieri sono difficoltosi e richiedono una maggiore prudenza rispetto ad altri, in particolare quelli classificati nelle mappe come EE, cioè solo per escursionisti esperti. In questi casi, alcuni tratti presentano pendii scivolosi su erba o roccia e anche singoli passaggi di non facile percorrenza, come nel caso delle cosiddette “direttissime” per il Velino (n. 5 e 6). A maggior ragione le difficoltà aumentano nel periodo invernale con ghiaccio e/o neve, che ovviamente nascondono insidie da non sottovalutare.
In relazione a particolari esigenze di tutela e conservazione ovvero di condizioni ambientali particolarmente critiche, alcuni sentieri sono percorribili solo in alcuni periodi dell’anno: si tratta dei sentieri della Valle Majelama (n. 7, 7A, 8 e 9) chiusi al pubblico dal 15 febbraio al 15 agosto di ogni anno, e di quelli della Val di Teve (n. 2 e 2L) chiusi al pubblico dal 01 ottobre al 31 maggio di ogni anno.
Per i gruppi organizzati in numero superiore a cinque persone è necessario richiedere l’autorizzazione, indicando data, orario, località, itinerario e numero di partecipanti, direttamente via e-mail al Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro ([email protected]).
La richiesta deve essere inviata con almeno 7 giorni di anticipo: il Reparto risponderà entro i successivi 3 giorni lavorativi, autorizzando percorso e modalità dell’escursione.
Cosa si può fare nel territorio della Riserva:
- Percorrere i sentieri escursionistici ufficiali esclusivamente a piedi e senza uscire dai tracciati segnati (riportati nella carta ufficiale del Parco Regionale Sirente Velino e nei pannelli posti ai principali accessi della Riserva), tenendo conto che il visitatore è solo un ospite, per non mettere in pericolo lo stato dell’ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna.
- Osservare, toccare con delicatezza e sentire il profumo di tutte le piante e delle loro meravigliose fioriture senza danneggiarle in alcun modo, tenendo conto che molte delle specie vegetali sono rare, endemiche o minacciate di estinzione.
- Osservare da debita distanza gli animali selvatici (preferibilmente con un binocolo) senza disturbarli, tenendo conto che molte delle specie animali selvatiche sono ormai divenute rare e minacciate di estinzione a causa dell’eccessivo disturbo arrecato loro dall’uomo.
- Condividere le escursioni con il proprio cane, tenendolo sempre al guinzaglio e sui sentieri segnalati, per non disturbare gli animali selvatici e per non mettere lui stesso in pericolo in caso di incontri ravvicinati con i selvatici.
- Sostare lungo i sentieri ufficiali e nelle aree picnic senza accendere fuochi o campeggiare, per non mettere in pericolo lo stato dell’ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna.
- Ascoltare i suoni della Natura in silenzio, evitando di alzare troppo la voce o di provocare rumori con apparecchi elettronici di qualsiasi tipo, per non disturbare gli altri ospiti umani ma soprattutto quelli non umani.
- Attraversare il territorio con mezzi motorizzati percorrendo esclusivamente la viabilità principale, contenendo la velocità per evitare di investire o disturbare gli animali selvatici, che sono nel loro territorio e non nel nostro.
- Fotografare o filmare i paesaggi, gli habitat, gli animali e le piante per esclusivo uso personale e senza utilizzare droni o velivoli di altro genere, che disturberebbero gli animali selvatici.
- Riportare con sé ogni traccia del proprio passaggio, evitando di lasciare dietro di sé ogni tipo di rifiuto di qualsiasi genere, per non contribuire a deteriorare lo stato degli habitat.
Cosa non si può fare:
- esercitare attività di arrampicata sportiva, per non disturbare gli animali e deteriorare gli habitat.
- accendere fuochi di qualsiasi natura, per non mettere in pericolo lo stato dell’ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna.
- transitare con mezzi meccanici di qualsiasi tipo (biciclette incluse) al di fuori della viabilità carrabile, per non disturbare gli animali e deteriorare gli habitat.
- organizzare o attuare manifestazioni sportive, per non mettere in pericolo lo stato dell’ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna.
ATTIVITÀ IN CORSO
Nella Riserva si svolgono continue campagne di ricerca e monitoraggio su un’ingente quantità di habitat e di specie protette, anche di interesse dell’Unione Europea. In particolare, il monitoraggio della popolazione stanziale di grifone vi si svolge a partire dal 1994, quando i primi animali vi furono reintrodotti avviando una delle azioni di rinaturalizzazione di maggior successo mai compiute nelle Riserve Naturali Statali dall’allora Corpo Forestale dello Stato: dopo quasi trent’anni di continua cura e monitoraggio, la popolazione di grifoni del Velino ha ormai raggiunto la ragguardevole dimensione di circa 300 animali, ricolonizzando buona parte degli Appennini Centrali, che fino ad allora ne erano completamente privi.
Il territorio della Riserva è anche uno dei più importanti per le attività di monitoraggio di habitat e specie protette dalla Direttiva UE Habitat che vi si svolgono nell’ambito del progetto LIFE ESC360 (https://www.life360esc.eu/it/), con il coinvolgimento attivo, ogni anno, di decine di volontari del Corpo Europeo di Solidarietà dell’Unione Europea.
Nella Riserva è ubicato uno dei più importanti siti di ricerca ecologica a lungo termine di alta quota della Rete Internazionale LTER (Long-Term Ecological Research), ove dal 1993 sono continuamente confrontate le variazioni nel tempo delle comunità vegetali con quelle climatiche e micro-climatiche: l’analisi della lunga serie storica, che copre ormai quasi trent’anni, ha già consentito di dimostrare e comprendere le conseguenze negative dei cambiamenti climatici in corso sul delicato equilibrio delle comunità vegetali di alta quota più sensibili alla diminuzione della durata del manto nevoso. I dati rilevati dalla stazione fissa del Servizio Meteomont, posta sui confini occidentali della Riserva, fornirà in futuro ulteriori e preziosi dati su quanto sta accadendo al clima degli Appennini Centrali.
Il Centro Visite e il territorio stesso della Riserva sono sede delle attività di educazione ambientale svolte dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Castel di Sangro, che coinvolgono ogni anno centinaia di ragazzi.
Guarda il reportage realizzato da Abruzzolive nella Riserva Naturale Orientata Monte Velino, insieme agli uomini Tutela Biodiversità e Parchi del raggruppamento carabinieri Biodiversità del reparto di Castel di Sangro:
Il servizio è a cura di Magda Tirabassi. Foto e video: Gianluca Rantucci e Emanuele Palumbo. Musiche Cristian Rantucci.
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