Quarta domenica in compagnia di #ParrocchiaLive, la rubrica in cui sono i racconti delle parrocchie marsicane a fare da protagonisti. Oggi è il turno della chiesa di San Giovanni Decollato di Avezzano. Abbiamo contattato don Francesco Tallarico, meglio conosciuto dai parrocchiani come don Franco. Ecco ciò che ci ha svelato.
Al di là delle attività sociali, culturali e di formazione cristiana, quali sono i tratti distintivi della vostra parrocchia?
Sono diversi i caratteri identitari della nostra parrocchia ma uno spicca su tutti: la centralità dell’educazione ambientale. Guardiamo all’ecologia, infatti, come uno stile di vita quotidiano sul quale porre una particolare attenzione. Per questa ragione, dopo il restauro della chiesa avvenuto ormai anni fa, abbiamo voluto contribuire a rendere questo luogo, senza dubbio storico per la città di Avezzano, a impatto zero. Come? Costruendo un impianto fotovoltaico ideale per il risparmio energetico e, di conseguenza, con consumi non eccessivi. Inoltre, ci impegniamo a far sì che i ragazzi acquisiscano una sensibilità elevata su questo tema. Educhiamo loro, nello specifico, all’importanza della raccolta differenziata, che applicano in occasioni come feste parrocchiali, catechesi e altre varie attività.
A proposito di giovani, che tipo di rapporto si è instaurato con loro?
In questo campo le difficoltà diventano abbastanza importanti. Numerosi giovani vengono in parrocchia; l’azione cattolica ricopre un ruolo fondamentale sotto questo punto di vista, perché propone molte iniziative. Ma cerchiamo con tutti gli strumenti a disposizione di arrivare loro in maniera corretta: disponiamo di un sito web, di una pagina sui social. Sono gli stessi ragazzi che curano questo tipo di condivisione. Noi ce la mettiamo tutta nonostante siano tante le distrazione odierne che corrono in direzione opposta rispetto a questa linea.
In un’intervista del 2007 aveva affermato che il quartiere della parrocchia, oltre ad essere multietnico e multiculturale, doveva fare i conti con i casi di povertà ordinaria, per i quali la chiesa rappresentava un punto di riferimento. La situazione è cambiata oggi?
La chiesa oggi rappresenta un punto di riferimento ancor più importante rispetto al passato perché la povertà è aumentata. Il lavoro della Caritas continua a funzionare ed è molto più cospicuo che prima. Oggi sono diverse le famiglie che hanno bisogno di aiuto e noi offriamo loro assistenza. Quando i fedeli non hanno la possibilità di uscire fuori di casa, ci rechiamo sul luogo per prendere coscienza di ciò di cui hanno necessità e per intervenire tempestivamente. Ci sono poi anche altre manifestazioni di povertà, come quella della malattia. Alcuni anziani non riescono a frequentare la parrocchia costantemente e per questo con la confraternita abbiamo dato spazio al “ministero della consolazione”: parliamo di un modello di vita che dà la giusta attenzione a chiunque viva in una condizione di sofferenza. Un dialogo, una visita, una chiacchiera, un sorriso settimanalmente possono fare la differenza. Noi cerchiamo di porgere una mano, anzi un orecchio perché l’ascolto risulta essere fondamentale in questi casi.
Che ruolo riveste la comunicazione oggi e che modalità utilizzate per dialogare con la comunità?
Credo che le attività che svogliamo in parrocchia aiutino molto nella comunicazione. I cori parrocchiali, ad esempio, rappresentano realtà in cui ci confronta, ci si scambiano le idee, si chiacchiera. Si tratta di incontri che non si soffermano solo sull’esercizio del cantare ma si trasformano in una sorta di intima comunicazione. A contribuire a ciò ci sono altre iniziative ed eventi come quelle di tipo teatrale. Tanti i mezzi ma sempre lo stesso il messaggio da portare avanti. Una delle attività più importanti che ci permette anche di entrare in contatto con le famiglie è quella della scuola dell’infanzia parrocchiale, lasciata in gestione a una associazione che sta crescendo sempre di più. Quest’anno, ad esempio, si sta portando avanti un progetto europeo di scambio con molti paesi esteri. E’ tempo di riportare quell’attenzione sulla scuola che stimola la creatività dei ragazzi. Attraverso ciò riusciamo appunto a dialogare con le famiglie e far comprendere loro quanto sia importante l’educazione dei più piccoli sotto tutti i punti di vista.