Avezzano. “I politici di Avezzano hanno perso il contatto con la gente della città. Stiamo assistendo agli effetti delle diatribe interne del centrodestra che oltre al commissariamento hanno causato una mancanza di credibilità agli occhi di terzi, non solo sul territorio marsicano ma in tutta la regione”. Non usa giri di parole Sergio Di Cintio per descrivere lo stato di salute del capoluogo marsicano.
Nominato lo scorso aprile coordinatore marsicano del Partito Socialista Italiano, l’ingegnere avezzanese non nasconde il suo malumore e sconforto nel vedere la città di Avezzano commissariata quando “ricorrendo a una sensibilità maggiore, si sarebbe potuto evitare. Almeno per un lasso di tempo così lungo. Se l’amministrazione fosse caduta a gennaio, infatti, si sarebbe potuto andare alle urne in occasione delle europee e, quindi, risparmiare alla città questo lungo periodo di transizione che si sarebbe esplicato, invece, in due o tre mesi al massimo”.
“Mi rifiuto di credere che la caduta del sindaco De Angelis possa essere imputabile al mercato o al t-red, sicuro c’è qualcos’altro, a iniziare dalla ripicche interne tra i vari consiglieri comunali. Le problematiche sono state maggiori. Stento a credere che una città cada per un semaforo e un mercato spostato. C’è da guardare altrove.” dichiara. “Adesso la gente è arrabbiata, non si capacita di come – soprattutto nelle frazioni e nelle periferie – si parli solo del centro. Inoltre c’è tanta confusione su cosa è stata la scorsa amministrazione. Ci sono quartieri dormitorio in cui non c’è veramente nulla, dimenticati dai vari esecutivi che si sono succeduti. Rabbia, confusione e speranza in un cambiamento vero, ecco in cosa si sostanzia l’umore della gente”.
“Personalmente vorrei parlare di idee, anche attraverso vari confronti, e di come recuperare centralità sul territorio e in regione. Ad Avezzano è nella Marsica non vanno via solo i ragazzi, ma anche i quarantenni. Questo deve far riflettere molto attentamente. La situazione è drammatica e non ci si può più nascondere. Gli avezzanesi hanno perso vicinanza con i loro amministratori e questa, secondo me, è la cosa più grave”.
Circa la possibilità di scendere in campo come candidato sindaco, Di Cintio, anche consigliere nazionale del Psi e Responsabile Nazionale dei Piani di sviluppo rurale Psi, non nasconde l’interesse ma non vuole sbilanciarsi. Detta, invece, delle condizioni. Al primo posto c’è il dialogo, fondamentale per parlare di idee e progetti condivisi e condivisibili, essenziali da far emergere in una sinergia di coalizione come quella del centrosinistra, ala politica nella quale lui e il Psi hanno naturale collocazione.
“Se parliamo di ragionamento politico bisogna vedere quelle che sono le persone che vogliono muoversi. Servono progetti e idee, conosciuti dalla popolazione di Avezzano che deve essere coinvolta e messa al corrente dei futuri sviluppi amministrativi. Occorre trasparenza. Chi mi conosce sa come sono fatto, quando do la mia disponibilità vado fino in fondo, anche grazie all’esperienza che ho maturato e sto maturando sul campo”.
“Quando Di Pangrazio, due anni fa, mi chiese di portare avanti una lista, mi resi disponibile e, pur senza mai aver avuto un ruolo consiliare, mi attivai, come cittadino, per risolvere determinate problematiche. Ho cercato di fare il possibile in relazione a ciò che mi è stato chiesto. Come nel caso di Palazzo Torlonia, unico palazzo storico della nostra città, dove erano destinati i vigili urbani. Fortunatamente non se n’è fatto nulla”.
“Candidarmi a sindaco? Ad oggi rifletterei su questa ipotesi. I tempi sono prematuri ma se c’è un discorso serio, fatto di idee, di cambiamento e propositività, non lo escludo a priori. Bisogna scardinare la vecchia politica avezzanese che dura da trenta anni. Sono pronto a discorsi serie, altrimenti no, non sono interessato. O si scardina la vecchia politica oppure non usciamo più da questa situazione. Si legge di nomi che girano da decenni e si propongono come nuovi. Ecco, direi di lasciarceli alle spalle e guardare avanti”.