Era la notte del 25 Dicembre di qualche tempo fa. L’aria era gelida e il cielo stellato, ma tra le tante stelle una brillava più delle altre. Gli alberi sembravano luccicanti coperti dalla brina, i tetti delle case canditi e innevati avevano i comignoli fumanti. Dalle finestre si vedevano le famiglie raccolte attorno al fuoco. Solo una casa, piccola, cadente, buia e fredda ospitava Maria e Giuseppe, due giovani poveri ma ricchi d’amore. Maria infatti stava per avere un bambino. In quegli anni la Marsica, di cui Celano fa parte, era sprofondata in una crisi terribile. I governanti e gli abitanti di quel territorio erano rassegnati e incapaci di avere una visione aperta del futuro. Il progresso era bloccato poiché non esistevano traguardi che proteggessero non solo ciò che già esisteva ma che favorissero la costruzione e la diffusione di nuove proposte e innovativi modi di pensare. Mancavano, insomma, la speranza, i punti di arrivo e gli obiettivi unitari poiché ognuno aveva pensato solo a se stesso sottovalutando il fatto che la cooperazione e l’integrazione, così come lo scambio, il rinnovamento e lo schiudersi al mondo e alle sue diversità non ostacolano il progresso di un popolo, semmai lo favoriscono. I due giovani venivano da un paese lontano, straniero e non conoscevano nessuno. Giuseppe era preoccupato agitato e spaventato ma determinato ad aiutare Maria cercando di rassicurarla. Così andò a chiedere aiuto bussando alle porte delle case. I primi ad aprire l’uscio furono una coppia di anziani contadini che inizialmente si spaventarono non conoscendoli. Tuttavia la vecchietta, saggia e caritatevole, li fece entrare e chiamò la comare Concetta che abitava lì vicino, per farsi aiutare. Concetta intuì che il parto era imminente e mandò suo figlio a chiamare il veterinario che abitava due case più su e che prontamente accorse dandosi da fare con grande impegno e responsabilità. Intanto la vecchina di nome Cecilia copriva e confortava la povera Maria sofferente. Giuseppe tranquillizzato, si sedette in attesa con il vecchio Gaetano che lo rassicurava. Nel frattempo i vicini si raggrupparono nella modesta casetta dei due anziani, ognuno per dare un aiuto e un poco di conforto. A mezzanotte la stella cometa sfavillò nel cielo e si fermò sulla casa dei due vecchietti …..ed ecco nel silenzio si sentì il vagito di un neonato. Tutti i presenti esplosero in un’esclamazione di gioia, stringendosi intorno a Giuseppe che era emozionato e felice ed ognuno di loro portò doni come cibo, coperte, abiti, una culla e dei giochi. Il giorno dopo si fece una grande festa dove parteciparono tutti i marsicani dai più ricchi ai più poveri come fossero fratelli, compresi e non ultimi, coloro che erano arrivati da paesi lontani e che in questa terra avevano trovato accoglienza e lavoro. Tutti furono protagonisti da quella notte magica di uno straordinario cambiamento: non esisteva più il sospetto e l’odio, ma soltanto l’ascolto, la tolleranza e la curiosità verso il domani. Ognuno trovò nell’altro la guida e il sostegno per superare quei momenti bui condividendo progetti, sfide. Fatiche e traguardi. E fu così che le genti marsicane si riscoprirono legate da rinnovata operosità che ben presto le portò a superare quella crisi tremenda che per anni aveva segnato le loro vite. L’artigianato tornò ad essere vanto e perla preziosa per l’Abruzzo intero; le industrie spinte da moderna competitività, utilizzarono le nuove tecnologie per dialogare con il mondo scambiando idee e progetti e il mondo a sua volta, conobbe le bellezze del territorio marsicano così selvaggio e magnifico, ricco di bellezze naturali ed artistiche nonché di prodotti tipici gastronomici. Quel patto di fratellanza, collaborazione e condizione suggellato in quella Santa Notte permane tutt’oggi ed elevò quella gente forte e gentile, come tutti gli abruzzesi, ad esempio per tutti i popoli della Terra. Intanto il più felice di tutti fu il veterinario che non avrebbe mai immaginato di far nascere Gesù, il Re dei re.
Classi IV A e IV B, scuola Centro-Aia di Celano