Avezzano. Due nuove scarcerazioni per l’inchiesta sugli appalti nella Marsica. Si tratta di Sergio Giancaterino, l’imprenditore di Penne, rimesso in libertà su disposizione del gip del tribunale di Avezzano Francesca Proietti dopo un secondo interrogatorio della procura, e di Giuseppe D’Angelo, sindaco di Casacanditella, in provincia di Chieti, che esce dai domiciliari. Entrambi erano rimasti coinvolti, insieme ad altre cinque persone, nell’inchiesta della procura di Avezzano sugli appalti nella Marsica. Un’altra persona, il tecnico Antonio Ranieri, responsabile unico del Comune di Campotosto era stato scarcerato alcuni giorni fa dal tribunale del riesame. L’imprenditore, difeso dagli avvocati Antonio Pascale e Leonardo Casciere, e il sindaco si trovavano agli arresti domiciliari dal 27 settembre a seguito dell’operazione “Master List” della squadra mobile dell’Aquila. Nei giorni scorsi era stato interrogato per la seconda volta dai sostituti procuratori della Repubblica di Avezzano, Maurizio Cerrato e Roberto Savelli. Avrebbe fatto nomi importanti di persone coinvolte nella vicenda, soprattutto nella zona della costa abruzzese. Una dura presa di posizione è stata invece diramata dal sindaco D’Angelo che accusa la stampa definendoci “giornalai”e la procura di non essere stato mai ascoltato prima dei provvedimenti cautelari nonostante ne avesse fatto richiesta.
“In questi 23 giorni ho perso mia moglie dopo una lunga malattia, ho perso o meglio è stata limitata la mia libertà senza un vero e reale motivo. Qualcuno già mi vedeva “a sfogliare i tramonti in prigione”, come il protagonista di una canzone di De Andrè. Torno libero ma mi è stata applicata la misura dell’interdizione per un anno dallo svolgimento di qualsiasi pubblica funzione o servizio, il che mi precluderebbe l’esercizio della carica di Sindaco. Dico mi precluderebbe in quanto l’art. 289 cpp vieta l’applicazione della predetta misura “agli uffici elettivi ricoperti per diretta investitura popolare”, quale appunto quello di primo cittadino. Si chiama divisione dei poteri, per cui il potere giudiziario non può vietare l’esercizio del potere esecutivo a chi è stato democraticamente eletto dal popolo. Tale fondamentale principio dello Stato di diritto risale al 1600, a Montesquieu ed è rimasto immutato nel corso dei secoli. Evidentemente qualcuno lo ha dimenticato o, peggio ancora, finge di dimenticarlo.
La Procura della Repubblica di Avezzano mirava e mira alle mie dimissioni. In sede di interrogatorio, allorché i miei legali facevano notare al gip che la Procura avrebbe fatto meglio ad interrogarmi prima di richiedere gli arresti domiciliari, mancava poco che il pm abbandonasse l’aula; ha asserito che era offeso che qualcuno avesse fatto osservazioni sul suo operato in pubblico, che i miei legali erano riusciti a metterlo di traverso fino al giorno della morte, che non vi era un obbligo giuridico di disporre l’interrogatorio ma che vi erano dei doveri morali e deontologici per gli avvocati di fare una buona difesa per i propri assistiti. Intanto sono stato recluso con l’infamante accusa di aver percepito circa 10.000 euro di tangenti, accusa da subito sgretolatasi avendo dimostrato che il danaro non l’ho né percepito né mai è transitato per le mie mani: era stato direttamente consegnato a diversi Comitati di Casancanditella per opere in favore della collettività o per il tendone per la serata di beneficenza per la piccola Noemi. Le accuse addebitatemi erano e restano illazioni, i veri fatti sono stati ampiamente dimostrati con prove reali dai miei legali, avvocati Antonio Luciani e Marco De Merolis, che pubblicamente ringrazio per il lavoro meticoloso che hanno svolto e per aver dimostrato da quale parte stia la verità. Ora resta la “edificante immagine” che ho ereditato dalla vicenda; sono stato 23 giorni ai domiciliari perché avrei potuto reiterare il reato e aumentare la mia popolarità. Ad accrescere la mia popolarità sono stati invece i giornalisti o meglio i “giornalai”, che mi hanno sbattuto per 5 giorni sulla prima pagina dei giornali descrivendomi come il “deus ex machina” che gestiva e pilotava gli appalti”.
Il Tribunale del riesame in queste ore sta valutando la posizione degli altri arrestati tra cui quella dell’ex amministratore del Cam, Giuseppe Venturini, 49 anni, di Tagliacozzo, difeso dall’avvocato Antonio Milo. Il legale ha sottolineato, riguardo a Giancaterino, che “le deposizioni rilasciate dall’indagato andranno attentamente verificata in sede dibattimentale e in contraddittorio”. Attualmente si trovano ancora agli arresti domiciliari Paolo Di Pietro, 51 anni, ex vice sindaco del comune di Canistro, Emiliano Pompa 40 anni, imprenditore di Montorio al Vomano, e Antonio Ruggeri, 68 anni, anni di Pescina. Nei prossimi giorni dovrebbe esserci la decisione, probabilmente lunedì.