Avezzano. Domani, in occasione della giornata mondiale della lotta alla povertà indetta dall’ONU, presso gli spazi espostivi della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tor Vergata avrà luogo l’inaugurazione della mostra Terra e luce – Agrografie. La mostra, realizzata dall’artista Francesco Scipioni con il concorso del Circolo Fotografico Marsicano, è già stata presentata lo scorso mese di dicembre al Castello Orsini di Avezzano con grande successo di pubblico e di critica. Il realizzatore del testo critico di accompagnamento alle fotografie, il prof. Ernesto Di Renzo, ha voluto che questo importante reportage fotografico sul Fucino e sul lavoro agricolo svolto dalla manodopera extracomunitaria avesse una risonanza più ampia e meritata e per questo ne ha promosso l’allestimento nell’ateneo romano di Tor Vergata, dove rimarrà esposta fino a fine ottobre. L’inaugurazione della mostra sarà preceduto da un dibattito scientifico interdisciplinare in cui storici, letterati, geografi, antropologi e altri studiosi di fenomeni sociali rifletteranno sui temi della problematiche sociali che si associano al confronto tra le differenze etniche e culturali e sulla complessità di effetti che questo confronto genera nelle situazioni a maggiore affluenza migratoria.
La lettura che della mostra che propone il prof. Di Renzo è la seguente:
“Il progetto fotografico Terra e luce – Agrografie non scaturisce da necessità immediate di comprensione e di documentazione delle dinamiche socio-antropologiche del fenomeno migratorio nel Fucino, nè scaturisce da motivazioni di denuncia dello sfruttamento lavorativo della manodopera straniera, ne tantomeno da questioni aventi a che vedere con questioni sociali di marginalizzazione, di discriminazione razziale tra i residenti e i forestieri. E questo benchè sia il tema delle coesistenze difficili e dei malintesi, sia lo sfruttamento lavorativo e sia le realtà discriminatorie costituiscono fatti concreti e intimamente connessi al fenomeno migratorio nell’area dell’ex lago. Realtà che per quanto facciano rilevare momenti episodici di esasperazione delle convivenze e per quanto facciano registrare livelli di complessità, di disagio e direi anche di urgenze da porre sul piano della risoluzione politica non esprimono tuttavia quella dirompenza e drammaticità di toni che caratterizzano la situazione delle baraccopoli-ghetto di Rosarno, di Borgo Mezzanone o di Nardò.
Il progetto fotografico, dicevo, non nasce come una operazione denuncia sociale da affidarsi all’arte e all’immagine ma nasce fondamentalmente come un proponimento didattico, se così si può dire, di formazione alla tecnica fotografica, unitamente alla volontà di documentare, di ritrarre, di descrivere il Fucino nella sua contemporaneità paesaggistica e umana. Una contemporaneità fatta di materia, di luce e di vita. Vita che, per l’agire delle contingenze storiche, è rappresentata quasi esclusivamente da persone extracomunitarie che da una trentina di anni a questa parte hanno sostituito la mano d’opera fucense. I nuovi cafoni, appunto.
Credo che si possa dire che gli autori del reportage, e il fotografo autore degli scatti, hanno in pratica voluto fare quello che facevano più di 100 anni fa i XXV della Campagna Romana, organizzando escursioni tra i campi, en plein air, con lo scopo di ritrarne la realtà visiva e di cimentarsi con le tecniche della fotografia. Non dimentichiamo infatti che l’iniziativa parte da un circolo di amici della fotografia. Il Fucino infatti se da una parte è stato eletto a oggetto di racconto, dall’altro è stato utilizzato come set di formazione tecnica e artistica”.
saluti
Giuseppe Novelli, Magnifico Rettore
Marina Formica, Coordinatrice della Macroarea di Lettere e Filosofia
Franco Salvatori, Direttore del Dipartimento di Storia, Patrimonio culturale, Formazione e Società
Giuseppe Di Pangrazio, Presidente del Consiglio Regionale – Abruzzo
Carlo Hausmann, Assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca – Regione Lazio
interventi
Giorgio Adamo, etnomusicologo;
L. Rino Caputo, italianista;
Ernesto Di Renzo, antropologo;
Pierluigi Magistri, geografo;
Alberto Manodori Sagredo, storico della fotografia;
Francesco Piva, storico
inaugurazione della mostra