Avezzano. In molti Comuni della Marsica, in questi giorni, si rinnovano le folcloristiche e ultrasecolari tradizioni dedicate al Santo protettore degli animali.
A Collelongo, dal 1689 – ogni anno a metà gennaio, nel cuore dell’inverno – si celebra la festa di Sant’Antonio abate. Conosciuta anche come la festa dell’ospitalità, del piacere di accogliere chiunque venga in paese, anche nei giorni precedenti la ricorrenza. E’ un’occasione singolare che va conosciuta e vissuta, soprattutto se la stagione invernale presenta i suoi aspetti più caratteristici – neve, gelo e freddo – che invitano a mangiare, a bere e a scaldarsi davanti ai fuochi delle “cottore” (capienti caldai) e dei torcioni. Si inizia il 16 gennaio: ore 16, al tocco della campana della chiesa, nelle case che fanno la “cottora” la preghiera accompagna il grande caldaio di rame che viene messo sul fuoco del camino, riempito di acqua e granoturco; ore 18, si accendono nelle piazze del paese i grandi torcioni, alti diversi metri, che bruciano per tutta la notte; ore 20.30, dalla chiesa parte la grande processione, con le torce di legno accese, accompagnata dai musicanti che seguono il parroco e le autorità nella benedizione delle “cottore”, sparse in tutto il paese, fino alla mezzanotte. Le “cottore”, che restano aperte tutta la notte, accolgono e ristorano gratuitamente i visitatori con delle gustosissime e prelibatissime leccornie: del buon vino, la pastasciutta, i panini, i dolci e i “cicerocchi” (granturco bollito) conditi con l’olio e il peperoncino. Si prosegue, ininterrottamente, il 17 gennaio: ore 5, nella piazza della chiesa, le ragazze sfilano in costume tradizionale, portando sulla testa le conche addobbate; ore 7, santa messa in onore del Santo; ore 14, in piazza Ara dei Santi, la benedizione degli animali e i giochi popolari, vicino ai tizzoni e alla brace del torcione consumato, accompagnano la fine della festa.
A Villavallelonga, dal 1657 – la sera del 16 gennaio di ogni anno – in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio abate, va di scena la “panarda”: una cena tipica offerta gratuitamente dai capifamiglia del paese ad amici e parenti. Un ricco banchetto di prodotti tipici che va avanti fino a tarda notte, in attesa della visita dei giovani del posto che si spostano da una casa all’altra, intonando le tradizionali canzoni dedicate al Santo protettore degli animali. Un’usanza che si fonde con la grande devozione per il Santo festeggiato e che diviene un evento così particolare da essere preso come fonte di studio, dal punto di vista antropologico ed etnografico, non solo dell’Abruzzo, ma anche a livello nazionale. Il tradizionale e antichissimo banchetto della “panarda” di Villavallelonga, infatti, è stato definito da alcuni antropologi “orgia alimentare”.
Anche a Trasacco, da alcuni anni, si è affermata l’usanza delle “cottore” per la festa di Sant’Antonio abate. Si costituiscono i comitati cittadini che il giorno 16 gennaio si preoccupano di preparare le “cottore”, in alcuni rioni del paese, per la cottura dei “cicerocchi” che saranno distribuiti gratuitamente a tutti i visitatori, fino a tarda notte, insieme alle tradizionali “panette” e ai piatti tipici. Nel pomeriggio, il parroco benedice le “cottore” e, per le strade del paese, si rappresenta la tradizionale sceneggiata – detta “mascaritte” – che ricorda le tentazioni del Santo e la sua lotta contro il demonio. La sera si svolge una gara podistica, denominata “cottore sotto le stelle”, che visita tutti i fuochi accesi nel paese.
A San Benedetto dei Marsi, la locale confraternita di Sant’Antonio abate ha presentato il ricco programma per i festeggiamenti in onore del Santo protettore degli animali. Si parte venerdì 16 gennaio: ore 12, apertura della festa con i tradizionali spari; ore 17, santa messa in onore del Santo; ore 18, vino caldo e “ranatej”. Si continua sabato 17 gennaio: ore 17, santa messa in onore del Santo; ore 18, accensione e benedizione del fuoco in piazza Risorgimento e distribuzione gratuita del pane; ore 19, tradizionali fuochi per i cinque quartieri del paese (piazza Garibaldi, piazza Bonifacio, “Morroni”, “Garbatella” e “La Corda”). Si chiude domenica 18 gennaio: ore 8, tradizionali spari, suono delle campane e messa solenne al santuario di Santa Maria Goretti; ore 8.30, arrivo del complesso bandistico e giro per le vie del paese; ore 10 e ore 11.30, messa solenne con il ricordo della vita e delle virtù del Santo; ore 14.30, “scoccia pignata” in piazza Garibaldi, con accompagnamento della musica bandistica; ore 16, solenne processione; ore 17, messa solenne e benedizione degli animali; ore 18, ballo della “pupazza” sulle note musicali del complesso bandistico; ore 19, chiusura della festa con i fuochi pirotecnici. Antonio Salvi