Luco dei Marsi. Una presenza silenziosa ma costante: rifiuti di ogni genere nei canali del Fucino. Le immagini raccolte nella zona “Tremila”, nel territorio comunale di Luco dei Marsi, mostrano ciò che da tempo è sotto gli occhi di tutti ma che nessuno sembra voler affrontare apertamente.
Non si tratta di episodi isolati. Lungo i canali che attraversano una delle zone agricole più produttive d’Abruzzo, si trovano cumuli di rifiuti: materassi, vecchi elettrodomestici, plastica, contenitori agricoli, scarti edilizi. Una sorta di discariche diffuse, più o meno estese, che deturpano il paesaggio e pongono interrogativi urgenti sulla tutela dell’ambiente e sulla responsabilità amministrativa.
Le immagini che arrivano dalla zona “Tremila” – nel cuore del Fucino, all’interno del territorio comunale di Luco dei Marsi – documentano in modo chiaro la presenza di questi rifiuti nei canali di irrigazione. Si tratta di luoghi attraversati quotidianamente da operatori agricoli e mezzi aziendali. Eppure, lo scempio resta lì. Anzi, sembra crescere.
È lecito domandarsi: a chi spetta il controllo di queste aree e l’eventuale sanzionamento di chi trasforma un canale irriguo in un deposito abusivo di rifiuti?
Secondo la normativa vigente, la competenza dei controlli ambientali spetta a diversi soggetti: Comune di Luco dei Marsi, attraverso la polizia municipale e l’ufficio ambiente; Consorzio di Bonifica Ovest (se competente per quel tratto specifico di canale), per quanto riguarda la manutenzione dei canali e la segnalazione di abusi; Carabinieri Forestali, per accertamenti e sanzioni in caso di reati ambientali; ARTA Abruzzo, in caso di necessità di monitoraggi ambientali più approfonditi.
Tuttavia, la realtà appare frammentata. La mancanza di presenza effettiva sul territorio e l’assenza di un sistema efficace di videosorveglianza o presidio costante fanno sì che l’abbandono dei rifiuti prosegua indisturbato.
Nel silenzio, il contrasto è forte. Poco distante dalle discariche abusive, in piena giornata festiva, si vedono all’opera alcuni agricoltori, probabilmente dipendenti di grandi aziende agricole della zona. Lavorano regolarmente, a pochi metri dai cumuli di immondizia. Un paradosso che sottolinea ancora di più la distanza tra chi produce in modo regolare e chi, impunemente, sporca e degrada.
Ancora più vicino, un punto di riferimento del settore agricolo locale. Ma anche lì, la questione ambientale resta sullo sfondo.
Il punto non è solo la denuncia di un degrado. Il nodo centrale è l’assenza di una risposta visibile, concreta, coordinata. Chi deve agire, e in che modo? Come viene garantito il rispetto delle regole in un’area così strategica per l’agricoltura regionale? Quante sanzioni sono state elevate? Esistono dati? Chi monitora?
Al momento, a queste domande non sembrano esserci risposte pubbliche né iniziative visibili sul territorio.
Il Fucino resta una delle aree più fertili e produttive dell’intero Mezzogiorno. Ma proprio per questo merita tutela, attenzione e rispetto. Senza controlli efficaci e senza un’assunzione di responsabilità condivisa tra enti, cittadini e imprese agricole, lo scempio rischia di diventare prassi. E allora, più che domandarsi chi dovrebbe intervenire, bisognerebbe forse chiedersi perché nessuno lo sta facendo.
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