Avezzano. Assolto dalle accuse di violenza sessuale dopo la lettera della figlia che ammette di essersi inventata tutto. Un incubo denunciato da due sorelle adolescenti si è trasformato in un processo lungo e delicato, conclusosi con un’assoluzione piena per il padre, accusato di abusi sessuali e maltrattamenti.
La madre è stata invece condannata a due anni, con pena sospesa, per una parte delle condotte violente contestate. Secondo la ricostruzione iniziale, le due ragazze, allora di 14 e 16 anni, avevano raccontato agli inquirenti mesi di segregazione, violenze fisiche e psicologiche, subite all’interno della casa familiare. Le accuse erano pesantissime: legature, percosse con utensili da cucina, insulti continui, minacce, umiliazioni. Si parlava di una convivenza insostenibile, aggravata dall’abuso di alcol da parte del padre e da frequenti scene di violenza domestica che coinvolgevano anche la compagna, madre delle ragazze.
L’uomo era finito a processo con l’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti, mentre la donna doveva rispondere di concorso nei maltrattamenti e lesioni. Il caso aveva scosso l’opinione pubblica, con l’intervento dei servizi sociali e l’allontanamento delle minori. Durante il dibattimento, però, il quadro accusatorio ha iniziato a vacillare. Diversi testimoni hanno ridimensionato o smentito i racconti iniziali. Ma il momento decisivo è arrivato quando una delle ragazze, nel frattempo divenuta maggiorenne e ospitata in una casa famiglia, ha inviato una lettera alla zia nella quale chiedeva scusa al padre. Una svolta imprevedibile. Il collegio giudicante, composto dai giudici Marianna Minotti, Francesca D’Orazio e Anna Cuomo, ha disposto l’audizione della giovane, la quale, davanti ai magistrati, ha affermato di essersi inventata tutto. Nessuna violenza sessuale, nessun abuso. Ha spiegato di aver agito spinta dalla rabbia verso i genitori. La sentenza è stata netta: assoluzione piena per il padre da tutte le accuse, compresa la violenza sessuale. La madre è stata assolta dalla maggior parte dei reati, ma condannata a due anni – pena sospesa – per alcuni episodi di maltrattamento.
Per gli avvocati difensori, Mario Flammini e Andrea Tinarelli, “è stato un procedimento complesso, tecnicamente molto impegnativo”. “L’istruttoria ha portato alla luce elementi che imponevano l’assoluzione per il reato più grave”, hanno sottolineato, “va riconosciuta la correttezza del pubblico ministero, Luigi Sgambati, che con grande onestà intellettuale ha chiesto egli stesso l’assoluzione per l’imputato. Ringraziamo la nostra consulente tecnica, Floriana De Michele, per il lavoro svolto. Quanto alla condanna della madre, valuteremo le motivazioni e l’eventuale ricorso”.