Avezzano. Si conclude con tredici assoluzioni con formula piena la maxi inchiesta sugli impianti di illuminazione in numerosi comuni della Marsica.
Dopo le prescrizioni dello scorso anno, gli imputati rimasti ancora sotto processo sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste. Anche il pubblico ministero, il procuratore capo Maurizio Maria Cerrato, ha chiesto l’assoluzione. Il processo sugli appalti per l’illuminazione pubblica nella Marsica aveva fatto grande clamore all’epoca dei fatti. Davanti al collegio del tribunale di Avezzano sono comparse stavolta 13 persone delle 23 inputate tra sindaci, professionisti e imprenditori. Per undici di loro i reati sono andati prescritti poiché trascorsi oltre dieci anni. Il processo si era tenuto lo scorso anno. Restavano però imputate alte persone. Le accuse a vario titolo erano quelle di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta, estorsione, usura, riciclaggio e falso. L’indagine, condotta dal procuratore Cerrato, fa riferimento a episodi risalenti al periodo compreso tra il 2009 e il 2012 in diversi Comuni della Marsica, tra cui Avezzano, Cerchio, Trasacco, Collelongo, Villavallelonga, Celano e Ortucchio, e relativi a degli appalti di pubblica illuminazione. Le indagini della Mobile dell’Aquila partirono dalle dichiarazioni dell’imprenditore Angelo Capogna, anche imputato, all’epoca dei fatti legale rappresentante della società Seridue srl, poi fallita.
Secondo la tesi accusatoria, gli imputati “utilizzavano ai fini dell’Associazione principalmente al fine di dissimulare i pagamenti illeciti ottenuti le società il loro disposizione ed in particolare la srl Innovazione e sviluppo che tali pagamenti fatturava sotto le mentite spoglie di retribuzione di consulenze, le società dagli stessi amministrate ossia, Sia Consulting srl e Sia sas e dove gli stessi erano associati come commercialisti e che tali pagamenti fatturavano sotto le mentite spoglie di retribuzione della tenuta delle scritture contabili della srl Saridue e di consulenze”. In questo scenario, secondo la tesi accusatoria, “Capogna, quale partecipe dell’associazione, eseguiva le indicazioni fornite, con correndo alla realizzazione dei reati quali corruzione, turbata libertà degli incanti è falso ideologico”. Accuse tutte cadute nel processo e mai dimostrate.
Il tribunale aveva anche rigettato in una fase l’eccezione di incompetenza territoriale da parte delle difese ma accolto la costituzione di parte civile di Capogna. Questo però solo per alcuni imputati. Il collegio ha infine pronunciato la sentenza di assoluzione che mette la parola fine a questa annosa vicenda. Sono stati assolti con formula piena da ogni accusa Corrado De Angelis, Francesco Marcelli, Mariano Santomaggio, Gianfranco Tedeschi, Paola Quaglieri, Danilo Paolini, Claudio Tonelli, Fabio Buccitti, Francesco Di Stefano, Angelo Capogna, Mario Aureli, Martorano Di Cesare e Domenico Palumbo. Il collegio difensivo era composto dagli avvocati Antonio Milo, Stefano Guanciale, Franco Colucci, Carlo Polce, Vincenzo Retico e Domenicantonio Angeloni.