Avezzano. Erano stati nei centri culturali islamici di Avezzano. Si tratta di Padre e figlio ritenuti vicini alla radicalizzazione profonda. I due marocchini, che avevano precedenti per spaccio di sostanze stupefacenti, diffamazione, furto e falsificazione di documentazione fiscale, erano stati allontanati dai centri culturali islamici di Avezzano e L’Aquila, “per la loro condotta estremamente radicale, sfociata anche in aggressioni fisiche”.
Nel corso delle perquisizioni, sono stati sequestrati pc nei quali sono stati rinvenuti numerosi video marcatamente anti occidentali e di natura “complottista” in relazione all’attentato alle Torri Gemelle. Non avevano un lavoro: nella frazione aquilana dove risiedevano sono rimaste moglie e altri tre figli che sono risultati estranei alle accuse. In particolare, il genitore, come si legge in una nota della Questura dell’Aquila, ha piccoli precedenti per diffamazione e possesso di sostanza stupefacente: nei suoi confronti, una accurata attività investigativa condotta dalla Digos diretta dal vice Questore Antonio Bocelli, ha consentito “di evidenziare una copiosa quantità di indicatori di radicalizzazione religiosa in atto, tendenti verso derive di natura jihadista, sebbene, allo stato, non sia emerso alcun elemento rilevatore di una adesione dell’uomo a sodalizi terroristici di alcun genere”.
Anche il figlio, ha piccoli precedenti per spaccio di sostanza stupefacente, furto ed inoltre per essere stato denunciato dalla Digos per aver falsificato la documentazione fiscale presentata in occasione del rinnovo del permesso di soggiorno, al fine di rimanere in Italia. “Le risultanze investigative hanno evidenziato, quindi, una spiccata tendenza alla adesione al radicalismo jihadista, che, allo stato, non manifesta contatti diretti con sodalizi terroristici di matrice islamica, pur evidenziando la chiara pericolosità sociale dei due cittadini marocchini e l’allarme sociale dagli stessi creato”, si legge ancora nella nota della questura dell’Aquila.
Secondo la Digos, “sono soggetti che si sono radicalizzati, non avevano collegamenti diretti con l’Isis, ma facevano intendere una deriva jihadista radicale, anche per i loro atteggiamenti di profondo fanatismo in seno alle comunità islamiche che a loro avviso non erano abbastanza ortodosse e radicali nell’organizzazione”. Lo ha spiegato il dirigente della Digos della questura dell’Aquila, il vice questore Antonio Bocelli, parlando dell’operazione che ha portato all’espulsione due uomini, padre 51enne e figlio 27enne, di nazionalità marocchina abitanti nella frazione aquilana di San Gregorio, perché presunti affiliati all’Isis.
A mettere gli investigatori sulle tracce dei due non sono state le denunce ma “l’attività di prevenzione a 360 gradi”. “Non ci sono state denunce perché di questi personaggi si ha timore anche da parte delle stesse comunità islamiche – spiega ancora Bocelli – Da parte nostra, c’è una continua attività con rapporti con il mondo della scuola, delle imprese e anche in seno allo stesso Islam moderato, con i quali i due avevano rapporti molto tesi tanto da arrivare anche ad aggressioni. Le comunità islamiche sono le prime sentinelle. Dai contatti e dall’ascolto si possono cogliere aspetti che possono essere sviluppati e possono portare a dei risultati, come quello che si è concluso con l’espulsione di due personaggi molto particolari che non avevano lavoro e che erano stati allontanati anche dalle loro comunità”. Bocelli non lancia l’allarme: “Non c’è allarme in provincia dell’Aquila, ma certamente si deve continuare a monitorare costantemente per prevenire fenomeni pericolosi”. Dopo le indagini, l’operazione è scattata il 3 febbraio scorso con una perquisizione nella casa di San Gregorio. “Nella perquisizione abbiamo sequestrato una serie di apparecchiature elettroniche dalle quali sono emersi elementi interessanti. In un video che abbiamo trovato c’era la firma ‘I soldati di Allah’ contenuto nelle riviste marcatamente radicali conclude il vice questore.