Avezzano. La presentazione del romanzo “Il Nido della follia”, nuovo lavoro dello scrittore Francesco Proia, è stata occasione di dibattito sulle responsabilità della psichiatria e sui tanti enigmi della mente umana. Nell’auditorium regionale di Avezzano, la conferenza per presentare al pubblico questo avvincente thriller, ambientato nel manicomio di Collemaggio nell’anno della terribile nevicata del 1956, ha catalizzato l’attenzione dei tantissimi presenti all’evento. Il giornalista Gianluca Rubeo ha guidato l’incontro con l’autore e i due ospiti, Alessandro Sirolli, psicologo, con esperienza professionale proprio all’ospedale psichiatrico aquilano e l’attore Antonio Pellegrini, che ha regalato al pubblico presente la lettura di alcuni significativi passaggi del romanzo. Francesco Proia ha illustrato il suo lavoro evidenziando il triplice significato che è nel titolo: nido come luogo di nascita, come nido dell’aquila simbolo del capoluogo e come ispirazione al romanzo “Qualcuno volò sul nido del cuculo” (K. Kesey,). “La follia è in stretto legame con il subconscio, che attrae e fa paura” ha detto Proia, aggiungendo: “Ho studiato la situazione manicomiale, letto e visto tutto ciò che fosse in mio potere. Documenti inquietanti e dolorosi, contenuti angoscianti il cui contatto quotidiano mi ha coinvolto emotivamente”. Elemento caratterizzante della stesura del racconto è la fusione storica e geografica, non frutto della fantasia, con il capoluogo: “Per mantenere le radici nel posto in cui si ambienta la storia, la città di L’Aquila che è al tempo stesso personaggio che si muove fisicamente nel racconto, documenta, affronta, riflette e partecipa ai critici accadimenti”.
Alessandro Sirolli è intervenuto con testimonianze di vita vissuta a Collemaggio, ospedale psichiatrico chiuso nel 1996, dopo un lento processo che ha visto partecipe la cittadinanza intera. Quel giorno un corteo variegato e felice percorse tutte le strade della città, fino al palazzo del consiglio comunale, per festeggiare la chiusura di quella che, dallo stesso presidente Napolitano fu definita “vergona civile”. Il romanzo di Proia è secondo Sirolli “uno straordinario viaggio nei luoghi definiti di cura della follia”. A breve la presentazione anche nel capoluogo abruzzese. (Va. Vi.)