Luco dei Marsi. Una storia di violenza, paura, resilienza e coraggio arriva da una donna che vive nella Marsica.
Buonasera, Grazie per averci contattato e per essere disposta a condividere la tua storia. Puoi raccontarci da dove tutto è iniziato?
“Buonasera, grazie a voi per l’opportunità. Tutto è iniziato il 6 ottobre 2023. Mi trovavo in una situazione difficile e ora vivo in un incubo. Anche se la mia storia non è nuova, sento il bisogno di raccontarla. Vivo a Luco dei Marsi, ma non sono originaria di qui. Ho lavorato per anni in una nota ditta della Marsica e per cinque anni sono stata la compagna e convivente del titolare. Quest’uomo non solo mi ha sfruttata lavorativamente per quattro anni, ma mi ha anche stalkerizzato, insultato, picchiato e minacciato in nome dell'”amore” che diceva di provare per me. Purtroppo, gli ho creduto”.
Puoi descriverci come è stato vivere con questa persona?
“È stato un inferno. Ero costretta a cambiare casa continuamente a causa della sua gelosia ossessiva. Fantasticava su uomini che s’introducevano di nascosto a casa nostra e mi costringeva a spogliarmi per controllare se avessi segni sul corpo. Si appostava davanti ai negozi che frequentavo, davanti al portone di casa, e mi citofonava nel cuore della notte o urlava in strada finché non mi affacciavo per non svegliare il vicinato. Mi costringeva a fare videochiamate per assicurarsi che ero sola con i miei figli. Una volta, mio figlio lo vide affacciarsi alla finestra per controllare se fossi in casa”.
Hai mai provato a lasciare questa situazione?
“Sì, ma la situazione peggiorava. Mi propose di andare a vivere con lui per tranquillizzarsi, o almeno così mi fece intendere. Ma la sua gelosia non si placava. Pretendeva di vedere gli scontrini, calcolava il tempo che impiegavo a tornare a casa, e metteva segnali come pezzetti di carta nel portone per controllare se fossi uscita. Non dormiva più, controllava tutto con la torcia del telefono al buio. Se trovava qualcosa di diverso, erano insulti e botte. Ho iniziato a soffrire d’insonnia per paura”.
Cosa ti ha spinto a denunciarlo?
“Dopo un pugno in faccia, il 6 ottobre, ho capito che non potevo più sopportare. L’ho denunciato e si è attivato il codice rosso. Sono seguita da un centro antiviolenza. Lui mi ha cacciata di casa e impedito di tornare al lavoro, vantandosi delle sue amicizie influenti. Voi avete già parlato di lui per un caso di corruzione di pubblico ufficiale. Ha tentato più volte di ricontattarmi e gironzolava vicino casa”.
Qual è la situazione attuale?
“Il GIP ha ritenuto il soggetto pericoloso e ha applicato una misura cautelare con braccialetto elettronico. Vivo in una casa in affitto e ho trovato un lavoro part-time per pochi mesi. Fino a ieri ero tranquilla, ma ora il suo avvocato ha chiesto la revoca del provvedimento. Sono terrorizzata. Voglio solo scappare e che tutto finisca al più presto. Non so cosa otterrò raccontandovi la mia storia, ma grazie per avermi ascoltato. Chiedo di mantenere l’anonimato per la sicurezza mia e della mia famiglia”.
Grazie per il coraggio di condividere la tua esperienza. La tua storia è importante e speriamo che possa portare a un cambiamento positivo per te e per chi vive situazioni simili.