Luco dei Marsi. Una sfilata di trecento fiaccole e un corteo di italiani e stranieri, tutti insieme contro la criminalità e per chiedere a gran voce il ripristino della legalità in paese. La scia di luci che ieri sera ha attraversato le vie del paese è servita a riaccendere le speranze di una comunità divisa e stretta da mesi nella morsa della criminalità. Con la manifestazione promossa dal sindaco Camillo Cherubini è stato lanciato un messaggio chiaro, un segnale concreto secondo cui solo con l’unità si può superare questa fase difficile per la comunità luchese. Alla fiaccolata non c’erano solo sindaci marsicani e autorità politiche e istituzionali del territorio, ma anche una ottantina di marocchini pronti a riaffermare l’orgoglio di un Popolo che non vive in Italia solo per spacciare, ma anche per lavorare onestamente e collaborare alla costruzione di una società migliore e multietnica. Negli ultimi giorni la situazione è degenerata, tanto che il Questore dell’Aquila, Stefano Cecere, è stato costretto a chiudere per questioni di ordine pubblico un locale frequentato prevalentemente da cittadini marocchini. Nonostante alcune contestazioni lungo il percorso della fiaccolata, con grida e insulti, il corteo, partito dalla piazza, è stato ordinato e silenzioso e ha visto la partecipazione, oltre ai sindaci,il presidente del Consiglio regionale, Giovanni D’Amico, il consigliere regionale Gino Milano, il responsabile della cultura del Pd nazionale Michele Fina e il parroco di Antrosano don Aldo Antonelli. «Con questa fiaccolata abbiamo voluto portare un messaggio», ha affermato il sindaco, «la legge non ha colori, deve essere perseguita da tutti. Negli ultimi giorni ci sono stati momenti difficili», ha aggiunto, «ma abbiamo il dovere di superarli uniti. Dobbiamo dire ai nostri ragazzi “no alle droghe”, fermare chi le spaccia e impegnarci per aiutare chi ne fa uso». Dopo aver ringraziato le forze dell’ordine ha aggiunto che «la fiaccolata deve essere «l’inizio della pacificazione». In un messaggio affidato a don Michele Morgani, il vescovo Pietro Santoro ha affermato che «accoglienza, integrazione e legalità non sono dimensioni separabili, ma da armonizzare in un processo continuo di responsabilità. Alle forze dell’ordine», ha aggiunto, «il compito di tutelare la sicurezza pubblica, e il ricorrente fenomeno del lavoro nero in condizioni di sfruttamento e di degrado. Non mi compete offrire soluzioni operative, ma credo sia necessario attivare percorsi educativi interculturali dove le diverse identità non si annullano ma si arricchiscono nella convergenza a costruire il bene comune oltre le contrapposizioni politiche e postideologiche».