Maria, una giovane ragazza commerciante, e Giuseppe, un ragazzo contadino, si incamminarono verso Fucino; la neve ricopriva la montagna come una coperta ovattata, gli alberi formavano delle sagome spaventose, il vento e gli animali invernali formavano una melodia sinfonica, che colpiva il fondo del cuore. Arrivati a destinazione, Giuseppe prese la lana e fece un letto. La casetta era piena di rottami, il muro era marrone come la terra, il pavimento era nero come il buio. Dappertutto scatoloni ammuffiti, zappe nere e martelli arrugginiti, in alto panni stesi. Maria avvertì dei dolori e poco dopo nacque Gesù. Giuseppe chiamò i familiari: commercianti, fabbri, artigiani e pastori. “Caro Gesù, io ti ho portato un piccolo pupazzetto di peluche, perché c’è la crisi. Perdona mio figlio che si droga, mia moglie è malata e entrambi abbiamo perso il lavoro. Spero che tutto torni come prima” così disse l’artigiano, mentre gli scendeva una lacrima sul viso.
“Oh Gesù non ne posso più, tutto va male! Sono riuscito a portarti solo una caciotta perché sono disoccupato” disse un altro. Venne il falegname dicendo: “Supremo Re del cielo e della terra, ti ho portato una sedia a dondolo, l’ho fatta io per te”, gli passò un brivido dietro la schiena. E tutti in coro: “Gesù aiutaci a ritrovare il lavoro e la serenità”.
Tomas Del Boccio, classe V A, scuola Vivenza Giovanni XIII di Avezzano