Avezzano. Terzo giorno di sciopero all’LFoundry di Avezzano. Dopo due giornate cui ha partecipato l’80 per cento dei lavoratori, oggi è stata la volta dei giornalieri. Questa sera ci sarà un nuovo appuntamento, sempre davanti ai cancelli. Questa mattina, a portare la solidarietà ai lavoratori sono arrivati anche i sindaci della Marsica.
Il pugno di ferro tra i vertici e l’azienda è scattato dopo che le sigle sindacali sono venute a conoscenza del fatto che l’azienda stesse rielaborando in modo unilaterale i turni dei lavoratori. Lavoratori che da mesi chiedono un tavolo di discussione e confronto dove si potesse arrivare alla rimodulazione della turnazione.
Attualmente i lavoratori LFoundry, ad eccezion fatta dei giornalieri, coprono turni di 12 ore, su quattro giorni lavorativi (due giorni e due notti) e quattro di riposo. L’obiettivo auspicabile da raggiungere sarebbe quello di due giorni lavorativi (un giorno e una notte) e tre di riposo.
Alla fine del sit in, davanti ai cancelli, oggi sono arrivati anche gli agenti del commissariato di Avezzano per accertare che la riunione fosse autorizzata secondo le regole.
Le dichiarazioni delle Rsu aziendali
Andrea Campione rsu Uilm-Uil
I motivi per cui è stato fatto questo sciopero riguardano soprattutto la riorganizzazione del lavoro unilaterale da parte dell’azienda, che sta coinvolgendo 1.500 persone a cui potrebbero stare per stravolgere la vita lavorativa e in alcuni casi anche economica.
La trattiva che portavamo avanti come sigle sindacali riguardava un’alternanza diversa di riposi e notti, nulla di più, c’erano dei dettagli da definire all’interno di quell’accordo che fa parte di un accordo quadro. Durante gli incontri abbiamo appreso che l’azienda nel frattempo stava unilateralmente agendo nella riorganizzazione dei turni che non erano quelli dell’accordo ed erano su determinate figure professionali.
Che cosa dobbiamo aspettarci adesso?
Auspichiamo che venga riaperto un tavolo negoziale e anche istituzionale che faccia da garante sui contenuti che vengono scritti all’interno degli accordi.
Noi adesso abbiamo bisogno di garanzie, non ci fidiamo più.
Fernando Di Gianfilippo, segretario provinciale Cisal e rus aziendale
Un problema di questa riorganizzazione che noi usiamo definire ristrutturazione, è che ingegneri e figure altamente professionali del sito che vengono spostate dai loro ruoli attuali e ricollocate in altre tipologie di ruoli a cui loro non ritengono di appartenere.
Un pericolo perché si trascurano fattori produttivi, ricerca, sviluppo.
L’azienda si rifiuta di prendere i cosiddetti contributi a fondo perduto che arrivano dall’Europa per passare alla regione che sono essenziali per il rinnovamento di un sito produttivo che lavora a ciclo continuo da 20. C’è necessariamente bisogno di macchinari nuovi e più innovativi.E soprattutto vanno creati i presupposti per favorire i pensionamenti di lavoratori che sono al di sopra dei sessant’anni.
Roberto di Francesco, segretario provinciale Fiom- Cgil e rsu aziendale
È importante in questo momento avere la politica dalla nostra parte nei tavoli della mediazione.
È chiaro che è una vertenza che non si può discutere e affrontare al Comune di Avezzano o dentro la fabbrica o nella stessa regione, questo è un sito di grande importanza e rilevanza a livello nazionale e internazionale quindi la questione va portata davanti al Ministero dello Sviluppo economico.Questo piano industriale deve dare risposte all’occupazione, ai salari e a un futuro speriamo di sviluppo e non di declino com’è stato da 10 anni a questa parte.
Parlo di declino da tutti i punti di vista. Perché nel 2008, vorrei ricordare o dire a chi non conosce la nostra azienda nel dettaglio, eravamo 2.200 persone oggi siamo 1.450, quindi una perdita di settecento-seicento unità di forza lavoro.
Abbiamo firmato un accordo che accompagna le persone all’uscita, attraverso un incentivo per agganciarsi alla pensione o per ricollocarsi.
A fronte di questo accordo che prevede l’uscita di 100 persone, ci sono zero stabilizzazioni, quindi va discussa tutta la questione legata alle lavoratrici e ai lavoratori somministrati che stanno qui da diverso tempo ma che non vengono ancora inquadrati.
L’azienda ha deciso di non stabilizzarne neanche un dipendente lavoratore a somministrazione e quindi parliamo di un’ulteriore perdita di posti di lavoro di cento persone.
C’è un declino anche industriale, noi abbiamo un solo cliente che ci dà l’80-90% del lavoro, perché ha con noi un contratto, quindi se viene a mancare questo cliente significa che hai chiuso.C’è bisogno di investimenti per diversificare i prodotti e attrarre nuovi clienti.