Avezzano. “La città di Avezzano, con il consiglio comunale dello scorso venerdì 29 ottobre è andata palesemente controcorrente rispetto alle decisioni assunte con il G20 di qualche giorno fa. Rispetto alla riduzione delle emissioni in atmosfera entro il 2050, Avezzano cosa propone? Il forno crematorio”.
Massimiliano Di Genova, titolare della nota azienda di Surgelati Elite, che si trova nel nucleo industriale di Avezzano, interviene sulla recente approvazione da parte del consiglio comunale di Avezzano, della realizzazione di un “tempio crematorio”: sarebbe il primo in Abruzzo.
Dopo gli attacchi dell’opposizione e di aree politiche lontane dall’amministrazione del sindaco Gianni Di Pangrazio, interviene l’imprenditore di Surgelati Elite.
“È risaputo”, va avanti Di Genova, “che durante la cremazione si verifica una produzione di monossido di carbonio, ossidi di azoto e zolfo, composti organici volatili, composti inorganici del cloro e del fluoro e metalli pesanti a cui possono aggiungersi emissioni di mercurio (proveniente dall’amalgama delle otturazioni dentarie), zinco, etc., tutti composti questi notoriamente tossici per la salute umana ed in grado di raggiungere l’uomo direttamente ma anche indirettamente”.
“Si pensi alle conseguenze per gli ecosistemi contaminati, poiché interessati da queste sostanze, alla base della catena alimentare. Tali rischi per la salute generano indubbiamente preoccupazione nelle popolazioni residenti in prossimità dei forni crematori, e questo individua una effettiva esclusione di quel progetto nel rispetto delle esigenze igienico-sanitarie e di sicurezza”, incalza l’imprenditore, “nonostante il progetto della realizzazione del complesso per cremare le salme sia stato approvato in Consiglio Comunale di Avezzano, la portata l’importanza e l’impatto sul territorio ne definiscono la particolare peculiarità che deve essere per forza validata da Enti preposti e sovraordinati come il V.I.A. e il V.I.N.C.A.. Ma vi è di più. La collocazione territoriale insiste su un luogo ove nelle immediate vicinanze: sono installati opifici di immagazzinamento food; esiste un ex albergo attualmente casa di accoglienza per anziani; vi sono diversi stabilimenti produttivi ove tutti i giorni lavoratori si recano per esplicare la propria opera. Ancora, a circa 500 metri dalla ipotetica installazione, troviamo: il Parco della Riserva Naturale del Monte Salviano; la piana del Fucino con le innumerevoli coltivazioni”.
“Non si può e non si deve rimanere insensibili rispetto a tali rischi che coinvolgono in maniera massiva genti incolpevoli”, conclude Di Genova, “tutti noi abbiamo il compito di difendere i più deboli ed i nostri territori. Imprenditori e industriali, con i loro lavoratori e le loro famiglie, già stanno facendo scudo per iniziare ciò che già si preannuncia una guerra: da un lato alcuni politicanti con la voglia di migrare in qualche ente sovracomunale e dall’altro liberi cittadini che generano Pil nel nostro territorio”.