Luco dei Marsi. Resta in carcere Zemmour Ec Cherkaoui, il 33enne di origine marocchina accusato del tentato omicidio della sua ex compagna. Il fermo dell’uomo, arrestato dopo aver accoltellato la donna al collo, è stato convalidato ieri mattina dal giudice per le indagini preliminari Mario Cervellino. Di conseguenza, Cherkaoui resterà rinchiuso nel carcere di Avezzano, in attesa degli sviluppi processuali.
La decisione del giudice è arrivata dopo l’udienza di convalida, durante il quale l’accusato ha sostenuto la tesi del raptus di gelosia. Secondo quanto emerso, Cherkaoui avrebbe perso il controllo dopo aver appreso dall’ex compagna di essere stata coinvolta in una relazione con un altro uomo. “Non la volevo uccidere, è stato un raptus di gelosia”, ha dichiarato l’uomo, aggiungendo di non ricordare esattamente come abbia colpito la donna.
L’aggressione, avvenuta alle spalle, ha lasciato la vittima con una profonda ferita al collo, ma la tempestività dei soccorsi, chiamati dallo stesso Cherkaoui e dal fratello, ha evitato il peggio. Le condizioni della donna, ricoverata all’ospedale di Avezzano, sono in miglioramento, anche se la prognosi resta riservata. La Procura di Avezzano, con il pubblico ministero Luigi Sgambati, continua a indagare per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti e verificare l’eventuale premeditazione. Il consulente tecnico Fabio Biasini è al lavoro per analizzare i messaggi scambiati tra i due, alla ricerca di elementi che possano chiarire se l’aggressione sia stata pianificata o sia esplosa in un momento di furia improvvisa. La comunità di Luco dei Marsi, ancora scossa, segue con apprensione ogni sviluppo di una vicenda che ha portato alla luce le fragilità umane e le tensioni latenti dietro la facciata di una tranquilla comunità.
Nelle prossime ore potrebbe essere presentata un’istanza da parte del difensore di Cherkaoui, l’avvocato Pasquale Milo, che sta valutando la possibilità di chiedere una misura cautelare alternativa alla detenzione in carcere, alla luce della collaborazione fornita dal suo assistito fin dalle prime fasi dell’indagine. Secondo quanto trapela, la difesa intende sottolineare non solo il pentimento espresso dall’uomo, ma anche la sua iniziativa di allertare i soccorsi immediatamente dopo l’accaduto, gesto che – secondo il legale – dimostrerebbe l’assenza di volontà omicida. Parallelamente, proseguono le indagini coordinate dal pubblico ministero Luigi Sgambati, che ha disposto ulteriori accertamenti tecnici per chiarire definitivamente il movente dell’aggressione. Sebbene l’ipotesi iniziale resti quella di un raptus scatenato dalla gelosia, gli inquirenti non escludono al momento altre dinamiche relazionali che potrebbero aver inciso sull’esplosione della violenza. Fondamentali in questo senso saranno i risultati delle perizie affidate al consulente tecnico Biasini, incaricato di esaminare i messaggi scambiati tra i due protagonisti della vicenda. L’obiettivo è ricostruire con esattezza il tono e i contenuti della comunicazione, nei giorni e nelle settimane precedenti al fatto, per verificare eventuali minacce, pressioni o segnali di tensione crescente.