Avezzano. “I dittatori di ogni epoca trasformano l’amore che le masse hanno per loro nell’odio verso qualcuno: è Il meccanismo coagulante dei sistemi totalitari e delle dittature nel Novecento”, questo uno dei passaggi chiave di Emanuele Fiano alla presentazione del suo libro: “Il profumo di mio padre, l’eredità di un figlio della Shoah” che si è tenuta ieri, venerdì 30 luglio ad Avezzano, presso i Giardini del Palazzo Comunale, alle ore 18. “Ancora oggi nella politica c’è il meccanismo per cui si produce un’adulazione verso il capo che dica giusto o che dica sbagliato”, prosegue Fiano, “io ritengo di aver avuto una fortuna, mio padre Nedo mi ha trasmesso un vaccino contro l’adulazione dei capi”.
A moderare ed introdurre l’incontro Giuseppe Di Pangrazio Presidente Emerito del consiglio regionale d’Abruzzo: “Oggi non presentiamo solo un libro, non ripercorriamo solo la storia di una famiglia, quella dell’autore, segnata come vedremo da date memorabili e racconti crudi e dolorosi. Oggi raccontiamo la Storia, quella con la S maiuscola. Che non sarà però mera elencazione di date e fatti, di testi didascalici ne esistono fin troppi, ma sarà un’opera di memorie e sentimenti, ricordi e racconti, lacrime, sofferenze e silenzi”. Una storia che per molti anni nessuno è riuscito a raccontare perché dopo la guerra, fino a trenta, quarant’anni dopo la Liberazione, prevalevano il mutismo e il silenzio, il non poter riferire quanto era accaduto nella Shoah. Forse era troppo il dolore, forse non si capiva come spiegare a parole tanta crudeltà e orrore, o forse c’era ancora troppa paura.
Una storia che lo stesso papà Nedo all’inizio non raccontava: mentiva infatti sui buchi sulle gambe, sull’alluce mozzato, sul numero misterioso marchiato sul braccio. Poi per Emanuele arrivò la lettura, in solitaria, nel salotto di casa. Libri forti nelle immagini e nei contenuti che hanno svelato la vera sorte toccata al suo papà. Così Emanuele ha compreso perché suo padre gridava fino alle lacrime davanti l’immagine di Hitler e Mussolini in televisione, le urla perché non voleva che si buttasse via il pane, perché al ristorante non riusciva a mangiare la carne al sangue, perché il letto doveva essere sempre perfettamente rifatto e capì bene il silenzio pesantissimo quando incontrava un tedesco della sua generazione.
“Questa è la storia che per molti anni è stato difficile tramandare”, dichiara Di Pangrazio, “per questo mi sento di ringraziare persone come Emanuele Fiano che con i suoi racconti, la sua ricerca, la sua memoria ci hanno fornito una testimonianza carica di emozione”. Alla presentazione hanno preso parte anche il vice sindaco del Comune di Avezzano Domenico Di Berardino, Carlo Fonzi, Presidente Istituto Abruzzese Storia della Resistenza e Enzo Fimiani, storico e professore. Le letture sono state affidate alla prof.ssa Mafalda Di Berardino.