Una storia di tradizione familiare, di passione per il lavoro e di rispetto per il cliente. La pasticceria Di Masso di Scanno, nel cuore del territorio abruzzese, ha dato vita al Pan dell’Orso (nome regalato dal poeta scannese Marco Notarmuzi). Oggi Pan dell’Orso è una specialità conosciuta in tutta Italia, che regala il sapore della tradizione e parla del territorio.
L’azienda nasce del 1945 da una coppia di giovani sposi, nonno Peppino e nonna Angela. Lui, pendolare che da anni percorreva la tratta Scanno-Pacentro, un giorno ha acquistato un banco bar e una macchina per caffè come regalo per Angela. Da quel dono è nato il piccolo bar di paese: quel bar che a Scanno tutti conoscevano come “Bar centrale”, vuoi per il luogo, vuoi per il calore che riservava ai suoi clienti. Gino ha poi investito e creduto nella storia dell’azienda, mettendo a disposizione le sue conoscenze e tutto l’amore per la pasticceria. Oggi Giulio, Angelo e Alessandro, insieme alle loro famiglie, portano avanti quel sogno che si tramanda da tre generazioni rinnovandolo con l’amore per la tradizione, per il loro paese e per il territorio.
Oggi l’azienda è guidata da Gino Di Masso, insieme ai suoi figli e alla moglie. Un’attività che è sempre rimasta di famiglia, gestita con sensibilità artigiana e con occhi sempre aperti verso il miglioramento continuo.
Allora Gino, come è nato il Pan Dell’Orso?
Io avevo già fatto tutta la mia gavetta nel mondo della pasticceria e da diverso tempo affiancavo mia madre nelle produzioni. Un giorno incontrai una signora, amica di mia madre, della provincia di Campobasso. Lì facevano un dolce che mi piacque molto e le chiesi la ricetta. Cominciai a lavorare su quel dolce, carcando di personalizzarlo e di dargli quel sapore in più che mi soddisfacesse. Ed è piano piano nato, dopo un anno e mezzo di tentativi.
Volevo dedicarlo a mia madre perché è stata lei a darmi la forza per andare avanti. Lei si chiamava Angela, e volevo appunto chiamarlo Dolce Angela, poi dato che andava a confondersi con altri prodotti già esistenti ho deciso di mettergli un nome che ricordasse il territorio e l’essenza di Scanno: così è nato il Pan dell’Orso.
Per un po’ di anni è stato difficile propinarlo fuori, perché molti pensavano ad un prodotto salato dato il nome “pane”,quando in realtà era coperto di cioccolato. Poi, con il tempo, sono riuscito a far capire la vera essenza del dolce, che oggi è uno dei prodotti tipici della nostra regione. Ancora oggi sperimentiamo ricette per renderle migliori, grazie anche ad Angelo, che ha fatto la scuola di pasticceria e una lunga gavetta in Europa, e che propone molte innovazioni.
Fare sempre cose migliori e dare al cliente un qualcosa di meglio rispetto a quello che era ieri: ecco, questo è il mio credo. Una filosofia che ho fortunatamente trasmesso ai miei figli, che mi seguono nell’azienda per andare avanti sempre meglio e fare domani un qualcosa di ancora più buono di quello che abbiamo fatto oggi.
Quali sono oggi i vostri mercati principali? a chi vendete?
Noi vendiamo ai tanti clienti in Abruzzo, Lazio, Marche, Milano, in tutta Italia. A livello europeo mandiamo i nostri prodotti in Germania e in Francia. Da un anno a questa parte abbiamo iniziato a proporre i prodotti su internet, creando una sorta di e-commerce per vendere ai privati. In questo periodo abbiamo un po’ di cali dato la pandemia, ma stiamo andando bene, anche se lavoriamo in famiglia perché gli operai non sono a lavoro. Quest’anno abbiamo perso anche un po’ quello che è la Pasqua. Il turismo è da due mesi che è sceso, da marzo c’è stato un disastro. Alberghi chiusi, ristoranti chiusi, negozio chiuso: possiamo produrre ma non possiamo vendere, dato che la gente non può circolare. In attesa che la crisi sia speriamo solo un ricordo, ne approfittiamo, come detto, per creare e sperimentare cose nuove.
Quali sono i prodotti più richiesti? C’è stato il caso di fornitura più strano che ti è capitato di gestire in questi anni?
Il pezzo forte è ovviamente il Pan dell’Orso, però facciamo i mostacciuoli, dolce tipico di Scanno. In particolare produciamo tre tipi: uno a base di mosto cotto, l’altro con la crema di mandorle al cioccolato e l’ultimo con la crema di mandorle bianca. Poi c’è tutta la pasticceria nazionale e internazionale.
Quali sono a suo avviso i valori umani e gli elementi del prodotto con cui la vostra realtà ha avuto successo?
L’anima delle persone che lavorano. La passione che ognuno di noi ha nel creare qualcosa che sia sempre più buono per gli altri. L’aspetto economico non c’entra, non facciamo dolci per guadagnare soldi, ma per far si che il cliente si nutra di un prodotto buono e sano. Questo è il nostro credo.
Ci teniamo soprattutto ad acquistare materie prime che siano eccellenti sotto tutti i punti di vista. Non guardiamo mai al prezzo, bensì alla qualità. Ad esempio le mandorle: compriamo solo quelle nazionali, che provengono dalle Puglie e dalla Sicilia, perché hanno delle caratteristiche organolettiche superiori e più interessanti per le nostre creazioni. Per fare un prodotto che sia buono ci vuole prima una materia prima eccellente e poi la mano del pasticciere, che ci mette la sua esperienza e il suo cuore. Per dare agli altri un qualcosa che gli rimanga dentro.
C’è qualcosa che le piacerebbe far sapere alla gente e che ancora non è riuscito a far emergere in maniera completa?
Siamo gratificati da tutto quello che produciamo e dai riscontri che abbiamo. L’unico vero problema è che, per forza di cose, abbiamo costi che sono molto superiori rispetto alle industrie. Lavorare in maniera artigianale, come facciamo noi, e solo con prodotti di prima qualità, ha il suo costo e magari spesso le gente non ci pensa. Ecco, vorrei che le persone lo capissero e giudicassero assaggiando il nostro prodotto.