Canistro. I vertici della casa di cura privata Ini di Canistro (L’Aquila) hanno comunicato in una nota a Cgil, Cisl e Uil Funzione Pubblica che ci potrebbero essere dei ritardi nell’erogazione degli stipendi nei prossimi mesi a dipendenti e collaboratori “a causa della sospensione dei pagamenti da parte della Asl delle prestazioni sanitarie regolarmente erogate dalla struttura”. Il direttore delle Risorse umane, Gabriele Cerratti, ha convocato le componenti sindacali per un incontro fissato per martedì prossimo per discutere sulla difficile situazione. Lo si apprende proprio da fonti sindacali che parlano anche di “eccedenze di personale”. Alla divisione di Canistro del gruppo nazionale Ini di proprietà della famiglia Faroni, lavorano circa 150 persone.
La Ini, in funzione dal 1988, dal primo gennaio di quest’anno, opera come struttura “monospecialistica” in Ortopedia e Traumatologia, con 30 posti letto privati accreditati su un totale di 110, ottemperando a quanto previsto dal decreto ministeriale che prende il nome dall’ex ministro Lorenzin, pur mantenendo in regime le sue storiche specialità di eccellenza, come l’Urologia e la Medicina riabilitativa. “Il blocco amministrativo – si legge ancora nella lettera inviata dalla Ini ai sindacati – a sua volta è stato generato dal ritardo nella conclusione della procedura di accreditamento, imposta dall’obbligo di riconvertire la Divisione INI Canistro, nonostante che la società abbia celermente inviato alla Regione Abruzzo i provvedimenti autorizzativi correlati. La rimodulazione dell’assetto e della conformazione della clinica ha tra l’altro prodotto un eccedenza di personale che connessa alla sospensione dei pagamenti – operativa dal mese di febbraio 2018 – hanno costretto la società a fronteggiare i costi generali della struttura, gli stipendi dei dipendenti e dei collaboratori con risorse aggiuntive ricorrendo al sistema creditizio, rendendo di fatto non più
sostenibile dal punto di vista economico-finanziario la situazione – si conclude nella missiva.