Avezzano. “I precari della scuola sono la parte residuale, la parte maggiore, delle decine di migliaia di docenti che non hanno superato il concorso pubblico per l’accesso al ruolo, ovvero che pur inseriti nelle Graduatorie Permanenti ad esaurimento non è rientrato nel contingente annuale che viene chiamato a coprire il cosiddetto organico di diritto, costituito dal numero delle cattedre libere previste per l’anno scolastico successivo”. Questo il commento Pierluigi Palmieri, presidente di Credici, coordinamenti Regionali per i Diritti Civili.
“Concorso e graduatorie permanenti sono termini che nella loro accezione comune fanno immaginare un sistema garantista e trasparente, che seleziona le persone più adatte a svolgere la funzione docente e le manda in cattedra”, ha continuato Palmieri, “ma, in pratica, si resta fuori ruolo perché esiste una distinzione tra organico di fatto (i posti di insegnamento effettivamente esistenti all’inizio di ogni anno scolastico) e organico di diritto (costituito attingendo in minima parte dai posti disponibili).
A questa contraddizione ha parzialmente posto rimedio la sentenza della Corte Europea, che ha imposto la “stabilizzazione” degli insegnanti precari, che, ad onore del vero, il governo Renzi, forse annusando una decisione simile, aveva programmato ancor prima di avviare la consultazione su la buona scuola. La decisione ha agito da catalizzatore per la sostituzione dei due organici (di fatto e di diritto) con quello “potenziato”, un surrogato di quell’organico da tempo rimasto nel guado della “non decisione” a causa della presunta eccessiva onerosità.
Quello dei precari è un problema, annoso, che nasce da un difetto del sistema di reclutamento e incide non poco nell’organizzazione del servizio scolastico. Ma il vero problema a mio giudizio, sta nella cronica assenza di cultura dell’insegnamento, la cui valenza sacrale, non trova molti adepti fuori e dentro la scuola. In questo dibattito tra responsabili dei partiti politici trovo ancora segnali forti di demagogia e anche la conferma dei punti essenziali della mia critica, credo obiettiva, alle modalità normalmente usate nell’approccio al fenomeno del precariato nella scuola. Li ho evidenziati nel mio artivolo contro il “pedagogismo”, pubblicato, ormai quasi un anno fa, su Pedagogia & Vita, rivista di problemi pedagogici, educativi e didattici (1/2017, ed. Studium/La Scuola) dove ho dedotto che la decisione della Corte Europea, di sancire il diritto alla conferma sul “posto” di lavoro a chi ha …“tirato la carretta”, non abbia risolto il vero problema, perché non ha conferito, e non poteva farlo, a tutti coloro che ne beneficeranno il brevetto di qualità. Ora come Presidente dell’Associazione CREDICI per la tutela sei diritti civili segnalo il rischio di perpetuare lo stesso sistema che ha generato il “tumore” del precariato.
Il presidente della Commissione Cultura della Camera Luigi Gallo, dice, sui social, una sacrosanta verità quando denuncia che “gruppi e gruppetti stanno costruendo la loro fortuna sui ricorsi” e che alcuni sindacati hanno sostenuto l’approvazione di norme “bucate e deboli” perpoter essere attacate proprio dai ricorsi. Dopo aver proclamato la necessità di norme giuste equilibrate , costituzionali che rendano la scuola più stabile con 12.000 posti aggiuntivi per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, parla di blocco dei licenziamenti di 7.000 persone, attraverso la di selezione straordinaria.
Ma, se non vuole che da questo blocco in direzione positiva nasca un altro blocco in direzione negativa, quello dei vincitori del concorso bandito 2016, che sono in numero molto maggiore sono migliaia riguardano Lazio, Abruzzo e Molise) DEVE inserire nel Decreto del Governo, proprio per salvarne la “dignità”, la previsione di dare a TUTTI i vincitori che hanno già superato la selezione prevista dal Bando della Repubblica Italiana fondata sul lavoro e agli iscitti a pieno titolo nelle GAE la precedenza assoluta nella nomina in ruolo nell’anno 2018-19 e nell’assegnazione, in via provvisoria nell’anno 2018-19, nelle sedi disponibili per nomine fino al termine delle attività didattiche. L’appello dell’Associazione CREDICI , si basa sulla convinzione che salvaguardando chi ha rispettato le regole, accettando tutti i passaggi previsti per legge è, sottoposto doverosamente,anche all’attenzione di Marco Bussetti, insegnante prima che Ministro dell’Istruzione, affinché non si scivoli nel paradosso per cui i precari da perdenti” vincano e i vincitori di concorso restino “con il cerino in mano”.! Per trovarsi magari in futuro a beccarsi tra loro come i… polli di Renzo”.