Castellafiume. Si rinnova il pellegrinaggio presso il Santuario della Santissima Trinità, un piccolo Eremo ancorato ad una parete rocciosa racchiuso tra i Monti che separano il Lazio e L’Abruzzo. Tanta la devozione e milioni i fedeli che ogni anno affollano il luogo sacro dal primo Maggio, giorno di apertura, fino alla chiusura del 2 Novembre. Sulle origini del Santuario vi sono tuttavia diverse ipotesi. Piuttosto acclarate sono due leggende, una di origine popolare ed una di origine letteraria. La prima narra di un contadino che mentre arava il terreno in cima al colle della Tagliada vide cadere i buoi e l’aratro nel precipizio sottostante. L’uomo portandosi sulla grande parete rocciosa si affacciò e con grande meraviglia vide i buoi inginocchiati davanti ad un misterioso dipinto apparso all’interno di una piccola grotta raffigurante la Santissima Trinità. L’aratro era rimasto impigliato nella parete rocciosa e secondo alcuni i suoi resti sarebbero visibili ancora oggi con un cannocchiale. Tale leggenda viene narrata anche in due strofe della lunghissima canzone dedicata alla Santissima Trinità “Oh felice e buon pastore Fu per te quel dì beato Testimonio fu l’aratro Che in aria si fermò… Due buoi in tanta altezza Son caduti sopra i sassi Riprendendo i loro passi Si rimisero a pascolar”. La seconda leggenda, di carattere letterario, era scritta in una pergamena andata distrutta. Essa narrava di due ravennati residenti a Roma che si portarono sul Monte Autore per sfuggire alla persecuzione di Nerone. Qui i due uomini furono visitatati dagli Apostoli Pietro e Giovanni sbarcati a Francavilla. Un Angelo apparso ai quattro portò loro del cibo, mentre per dissetarli diede vita, sotto ai loro occhi, ad una sorgente d’acqua che incominciò a sgorgare dalla terra. Il giorno seguente apparve la Santissima Trinità che benedisse il Monte Autore come luogo Santo. Alcuni studiosi, invece, fanno risalire le origini del santuario a monaci orientali o ad Eremiti. Questa terza ipotesi sarebbe piuttosto plausibile in considerazione di vari fattori. Primo fra essi il culto greco della Triade e la toponomastica dei luoghi, in particolare il Monte Sion posto di fronte al Santuario ed il Comune di Cappadocia, quello più vicino nel versante abruzzese come la regione orientale spesso nominata anche nelle sacre scritture. Anche se le ipotesi sull’origine del Santuario sono diverse, una cosa che accomuna il culto della Santissima Trinità è il pellegrinaggio a piedi. Dopo la Pentecoste i fedeli dei molti centri vicini o lontani si incamminano dai propri Paesi per raggiungere il Santuario. Colpisce la devozione dei pellegrini che sfidano il buio ed il freddo della notte, il caldo del giorno o i temporali estivi, oltre alla fatica per non mancare all’appuntamento atteso per un anno intero. Ogni compagnia porta con se orgogliosa lo stendardo del proprio Paese intonando la canzone della Santissima Trinità. In Abruzzo il pellegrinaggio è molto sentito principalmente nella Valle Roveto e nella Marsica. Compagnie di Pellegrini iniziano ad incamminarsi verso il Santuario sin dai giorni che precedono la festa della Santissima Trinità celebrata quest’anno il 31 Maggio. Ieri è stata la volta della compagnia di Castellafiume, piccolo centro marsicano dove il culto ed il pellegrinaggio a piedi verso la Santissima Trinità sono molto sentiti. Come ogni anno i pellegrini si sono radunati in località ponte intorno alla mezzanotte di sabato ed armati di lanterne, bastoni, zaino in spalla e tanta fede si sono persi nel buio della notte tra i Monti Simbruini. Il cammino è lungo ed insidioso, ma nulla sembra fermare la tenacia dei pellegrini che sono giunti sino al luogo sacro intorno alle 7 di ieri mattina. Il tempo di radunare l’intera compagnia e si scende giù verso il Santuario. Una piccola chiesetta ancorata ad una grande parete rocciosa è dimora della Santissima Trinità, dove i pellegrini entrando toccando l’arco della porta d’ingresso per ammirare il misterioso affresco ed escono al contrario senza dare le spalle all’edificio sacro. Dopo la confessione e la Santa Messa i pellegrini si radunano di nuovo dietro lo stendardo percorrendo diversi metri ancora una volta senza voltarsi, per poi perdersi di nuovo tra il verde dei Monti. Intorno alle 5.30 del pomeriggio di ieri la compagnia ha fatto ritorno a Castellafiume. Ad accoglierli il parroco don Francesco Turrino ed i fedeli per dar inizio alla processione tra le vie del Paese, poi tutti in Chiesa per la benedizione finale ed un pò di meritato riposo. Federica Di Marzio