Avezzano. Il Fucino riavrà i suoi braccianti. Parte dei 3mila contadini provenienti dal Marocco e bloccati in patria a causa del Coronavirus torneranno nella Marsica a lavorare.
L’Ambasciata italiana a Rabat ci ha comunicato che le autorità marocchine hanno accordato l’autorizzazione al volo dei due voli charter, organizzati da Confagricoltura L’Aquila e pagati dagli imprenditori, per il trasferimento dei lavoratori del Marocco dipendenti di aziende agricole del Fucino.
La compagnia aerea Alba Star ha ottenuto l’autorizzazione ai voli per il 21 e 22 maggio 2020. La partenza è fissata alle ore 13 (ora Marocco) 15 (ora Italia).
L’arrivo è previsto alle ore 18 allo scalo dell’Aeroporto d’abruzzo di Pescara. Ciascun volo trasporterà 124 passeggeri, in totale arriveranno 248 lavoratori richiesti da 40 aziende del Fucino e un’azienda della provincia di vicenza.
Nel rispettare delle norme sul distanziamento, i lavoratori saranno trasferiti da Pescara con quattro pullman direttamente al loro domicilio dove dovranno passare la quarantena di 14 giorni prima di riprendere il lavoro nelle rispettive aziende. “è doveroso ringraziare l’Ambasciata Iraliana a Rabat ed in particolar modo del Dott. Matteo Romitelli che ha curato i rapporti diplomatici con le autorità marocchine tenendosi quotidiamanente in contatto con la nostra sede, con l’agenzia che ha curato l’organzzazione dei voli charter e con la compagnia aerea Alba Star” informa Stefano Fabrizi Direttore di Confagricoltura L’Aquila “ è stata una delle settimane più faticose della mia vita lavorativa che potrà dirsi conclusa solo domani pomeriggio con lo sbarco dei lavoratori delle nostre aziende, gli imprevisti, infatti, in questi tragici momenti imposti dalla pandemia, si sono moltiplicati e stanno dietro l’angolo”. Conclude Fabrizi.
Nonostante la presumibile riapertura a regime degli scambi con il Marocco prevista per i primi di giugno, Confagricoltura L’Aquila informa che è stato già organizzato un terzo charter. Inoltre, si sta trattando con il Governo nazionale per consentire ai lavoratori la cosiddetta quarantena attiva cioè di consentire loro di lavorare in campagna dove gli ampi spazi garantiscono distanziamenti sicuramente superiori a quelli ristretti del domicilio e delle attività quotidiane.