Avezzano. Il 15 maggio 2018 il GUP del tribunale di Avezzano Anna Carla Mastelli, su richiesta del P.M. Lara Seccacini, ha disposto il rinvio a giudizio per gli indagati nel procedimento penale relativo alla morte del giovane imprenditore agricolo Emilio Bisciardi, avvenuta il 10 ottobre 2014 a seguito di un incidente stradale lungo strada 40 del Fucino, nel tenimento del comune di Luco dei Marsi. Il reato contestato al proprietario della trattrice agricola e al conducente della stessa, in concorso tra loro, è omicidio colposo, per aver utilizzato e immesso su strada pubblica, nel buio della notte, un complesso agricolo privo di idonei e funzionanti dispositivi di illuminazione e segnalazione visiva, rendendosi di fatto invisibile agli altri automobilisti. Condizione oggettiva che ha impedito al giovane Emilio Bisciardi di porre in essere ogni tipo di manovra utile a salvargli la vita.
Queste le risultanze delle indagini avviate dalla Procura di Avezzano nel 2014 e suffragate dalle indagini private svolte dal consulente di parte Alghero Vincenti su incarico dell’avvocato Roberta Stornelli, difensore della famiglia Bisciardi, dalle quali è emerso che l’evento luttuoso è stato determinato dall’impossibilità di percezione e avvistamento del mezzo agricolo, poiché lo stesso viaggiava a fari spenti in quanto non funzionanti. La famiglia Bisciardi ha accolto con sollievo la decisione del GUP e si dichiara fiduciosa circa la dimostrazione in sede dibattimentale della reale dinamica del sinistro, rivelatasi diversa da quella che sembrava inizialmente apparire all’esito dei primi accertamenti. “Emilio aveva 22 anni, era un ragazzo attento alla guida, con un’elevata capacità reattiva attestata oltretutto dal buon esito delle prove di idoneità CQC (Carta di qualificazione del conducente) a cui qualche tempo prima si era sottoposto” – afferma il papà Sandro. “Quel maledetto giorno si stava recando a lavoro, come ogni mattina, prima dell’alba, percorrendo una strada che conosceva alla perfezione. Non aveva il cellulare in uso, come attestato dai tabulati telefonici acquisiti agli atti della Procura, e non era affatto distratto. Ha perso la vita perché si è scontrato contro un “muro invisibile” che improvvisamente si è trovato davanti, senza nemmeno avere il tempo di percepire l’insidia rivelatasi fatale. Ora confidiamo nel corretto decorso della giustizia.”