Avezzano. “La legge che cancella l’Arssa trova ostacoli. Lo testimonia il fuoco di fila degli esponenti dell’opposizione e, soprattutto, il silenzio assordante di alcuni rappresentanti della maggioranza che, pubblicamente, non prendono le difese del provvedimento della Giunta Regionale. I sindacati dei lavoratori, poi, fanno il loro mestiere, in questo caso quello di difendere l’indifendibile dimostrando di non conoscere affatto quello che viene svolto dall’ARSSA e, soprattutto, di non conoscere attraverso una serena analisi dei costi benefici quali siano i servizi veramente utili per gli utenti e quali quelli da sopprimere”. Questo l’intervento del direttore di Confagricoltura, Stefano Fabrizi, a seguito delle polemiche sorte sul ridimensionamento dell’Arssa. “In passato Confagricoltura L’Aquila aveva chiesto una profonda rivisitazione delle attività e dei compiti dell’agenzia purtroppo né la gestione commissariale né la Legge n. 1/2011 sono riusciti nello scopo, sintomo che gli interessi consolidati sia all’interno dell’Agenzia che all’interno della Direzione agricoltura trovano sempre la sponda in quella parte politica reazionaria incapace di promuovere ed assecondare i cambiamenti. Allora è meglio il taglio netto, un atto di coraggio estremo come quello mostrato da altre Regioni italiane (quasi tutte governate dalla sinistra) come Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Piemonte e come sta facendo la Regione Umbra mentre il Veneto si accinge ad effettuare una profonda ristrutturazione. Chi parla sulla presunta spoliazione della Marsica a seguito dell’ipotizzato trasferimento dei dipendenti ARSSA all’Assessorato agricoltura dimostra di non conoscere neppure lo stato attuale dell’Agenzia che già da tempo ha perso centralità a favore di Pescara/Chieti e Teramo dove operano la maggior parte dei tecnici agricoli. Sia la struttura di Avezzano, che le succursali di Sulmona e L’Aquila sono oramai quasi del tutto privi di tecnici gli unici che servirebbero alle imprese agricole. Le battaglie dei Consiglieri regionali di opposizione sono tese a difendere campanili e privilegi al pari delle sigle dei lavoratori che appoggiano prerogative sindacali e diritti astratti infischiandosi dei veri bisogni dell’agricoltura e delle finanze pubbliche. Gli agricoltori della provincia dell’Aquila stanno pagando duramente le disfunzioni dell’Assessorato che per la carenza di personale tecnico sia all’Ispettorato agrario dell’Aquila che all’UTA di Avezzano. La definizione delle pratiche di finanziamento del PSR va molto a rilento ed i pagamenti riguardano pochi progetti rispetto a quelli finanziati mentre le aziende agricole di sono indebitate. Gli agricoltori abruzzesi pagano un conto salatissimo per la mancanza di un sistema informativo agricolo regionale capace di dialogare con l’organismo pagatore nazionale l’AGEA. A questo punto non ci interessa più se l’ARSSA viene chiusa e se il palazzo viene venduto o messo a reddito, magari per ridurre le tasse ai contribuenti abruzzesi. Agli imprenditori agricoli non interessano medaglie e lustrini, interessano servizi efficaci a costi competitivi. Siamo perfettamente d’accordo sul provvedimento”, ha commentato Stefano Fabrizi direttore di Confagricoltura L’Aquila “gli agricoltori ma soprattutto i cittadini che pagano le tasse non possono più permettersi queste sacche di inefficienza della pubblica amministrazione che da una parte non valorizza le risorse umane disponibili e dall’altro non riesce ad adempiere alle sue funzioni per carenze di personale recando danni irreparabili agli agricoltori a perdita di risorse comunitarie”.
Confagricoltura L’Aquila è a disposizione della politica lungimirante per offrire il proprio contributo di idee sulla organizzazione dei servizi sia burocratici che di ricerca necessari ed utili agli agricoltori. Non condivide soluzioni pasticciate tese a non modificare l’esistente. Occorre riportare sulla giusta via del lavoro chi, per anni, ha divorato risorse pubbliche magari a spese di pochi impiegati che, con spirito di sacrificio, hanno servito gli agricoltori con professionalità e diligenza. Il tempo dei privilegi deve finire, gli agricoltori sono stufi della difesa d’ufficio di prerogative sindacali che hanno tutelato sacche di parassitismo dell’apparato pubblico favorendo privilegi e svilendo la professionalità dei più. A questo proposito le poche attività da salvare possono benissimo essere svolte dalle rispettive direzioni regionali in grado di armonizzarne le iniziative evitando duplicazioni e perdite di efficienza.