Il sottosuolo della Marsica continua a restituire tracce del passato di un territorio in cui la diffusa presenza di insediamenti, a partire dalla preistoria, ha lasciato numerosi segni di una lunga e affascinante storia. Durante i lavori in prossimità dell’abitato di San Pelino, eseguiti dal Comune di Avezzano e dall’Italgas, sono stati portati alla luce assetti della zona risalenti all’epoca romana, tra cui vari tratti dell’antica viabilità, di una vasca e altre strutture riferibili a impianti produttivi.
La strada, costituita da un piano in ghiaia ben conservato e in alcuni tratti delimitata da grandi blocchi in opera poligonale, è apparsa in più punti lungo il tracciato dell’impianto fognante e delle canalizzazioni del gas. I resti potrebbero appartenere, almeno nella porzione più a nord, alla via Valeria che, uscita da Alba Fucens, costeggiava il lago per poi dirigersi verso Cerfennia (Collarmele); una deviazione conduceva invece al municipium di Marruvium.
Ricordiamo che questi ritrovamenti sono stati possibili solo grazie all’applicazione della normativa vigente in materia di “archeologia preventiva” (artt. 95 e 96 del D. Lgs. 163/2006), che prevede l’obbligatorietà di effettuare scavi di natura archeologica durante l’esecuzione di opere pubbliche. Fin dalle fasi iniziali dei cantieri lungo via di Monte Cervaro e traverse laterali, sono stati presenti degli archeologi professionisti, coordinati dalla Soprintendenza Archeologia dell’Abruzzo, confermando così che la sinergia tra gli enti che realizzano interventi pubblici, potenzia innegabilmente anche la ricerca archeologica. Al fine di consentire la realizzazione degli impianti previsti e il ripristino della viabilità, i resti sono stati adeguatamente documentati e protetti.
Altri esempi di scavi preventivi ci sono nella zona dove è in corso la realizzazione di un fotovoltaico a Celano – loc. Pratovecchio, mentre è assicurata l’assistenza archeologica anche durante l’intervento sul metanodotto Avezzano-Luco dei Marsi.
Francesco Proia