Celano. Si sono riuniti nei giorni presso i locali dell’auditorium i componenti la lista civica per Celano con tutto lo staff e i sostenitori per effettuare una prima analisi del voto del 20 e 21 settembre scorso. “Grande è stata la delusione manifestata alla luce dei risultati conseguiti con una serena valutazione degli errori commessi in campagna elettorale”, ha commentato il candidato sindaco Gesualdo Ranalletta, “sono state allo stesso tempo esaltate e riconosciute valide sia le problematiche affrontate, sia il coinvolgimento dell’opinione pubblica sulle stesse nei comizi. Altrettanto forte è stata la risposta di continuare nella linea tracciata di cambiamento da parte dei numerosi convenuti. Tale richiesta è venuta soprattutto dai giovani presenti con l’obiettivo di costituire a breve una organizzazione che superasse quella attuale e che ha fatto riferimento alla lista civica.
Fermo restando dunque le rispettive appartenenze partitiche è emersa la volontà comune di dare vita ad un organismo super partes per un impegno politico collegiale e quotidiano attraverso la individuazione di un comitato organizzatore espressione delle varie realtà. Sarà cura dunque di questa nuova organizzazione preparare una assemblea generale la cui data è ancora da stabilire e che individuerà con precisione obiettivi e strategie politiche per Celano”.
“La voracità con cui i locali editori, direttori, opinionisti, giornali amici e sostenitori l’indomani dell’esito elettorale si sono buttati sulla sconfitta della lista civica Per Celano, fa pensare alla sorpresa che gli stessi hanno avuto guardando i numeri”, ha continuato Ranalletta, “nemmeno ciò giustifica l’acretine dimostrata per una vittoria seppur di queste dimensioni. In ogni caso nessuno cerca scuse. I numeri hanno un linguaggio indiscutibile. Sarà il tempo, sempre galantuomo, a dare risposte a questi numeri. Nessuna scusa, dunque, ma se permettete noi qualche spiegazione vorremmo darla almeno ai nostri elettori che non sono stati pochi e qualche sassolino vorremmo toglierlo. La lista per il 90% composta da candidati novelli, ha fatto tutto quanto era nelle proprie possibilità: agli elettori abbiamo offerto oltre che le facce pulite, un programma e delle proposte; altro non avevamo da offrire. Se poi il problema era: perchè la lista o perchè questo candidato a sindaco, allora la prossima volta per non infastidire qualcuno si penserà di non presentarla una seconda lista.
A questo ci si penserà a tempo debito. Credo invece che molto da rimproverarsi verso i nostri elettori ce l’abbia chi inizialmente disponibile a stare in lista mano mano si è defilato presentando scuse di impegni presi in precedenza o di incandidabilità o di “scelte di vita” addirittura, oppure di inopportunità personale. Non si è capito il fine suicida di questi personaggi a meno di “richiami” al dovere o paure inopportune. Non si può indicare un candidato sindaco a guidare una lista e poi la lista si ritira. Questo è successo.
Ma ciò non toglie nemmeno una briciola al valore di una campagna elettorale fatta con l’entusiasmo e la voglia di un gruppo di cambiare le cose in città. Cambiamento è stato un altro concetto che ha dato fastidio. “Chi vuole cambiare poi –avrebbero detto-uno che ha fatto politica ai tempi di Natali e Ricciuti”. Cari (a proposito dove eravate?) sappiate che sono orgogliosissimo di aver fatto politica ai tempi di questi uomini ai quali si sono aggiunti altri con il nome di Carusi, Torrelli, e non nomino altri per non lasciarne indietro qualcuno; questi sono stati uomini di spessore che hanno cambiato l’Abruzzo e non so se i vostri nuovi capi sapranno fare altrettanto. Il sottoscritto in ogni caso si sa chi è, dove era e dove è ora. Altri vanno, vengono e poi scompaiono. Mettetevi in lista e soprattutto misuratevi con la gente e poi giudicate.
Il cambiamento è inteso soprattutto nella facoltà di ognuno di condividere liberamente le idee di chi deve rappresentarlo; anche in questo non mi pare che sia andata proprio cosi quando amici storici, ex sindaci, devono negare pubblicamente un appoggio, non richiesto tra l’altro, giustificandosi con il non essere di sinistra quando è stato noto a tutti che nell’una e nell’altra lista erano presenti candidati di destra, di sinistra e di centro, semmai ancora esistono queste connotazioni. Il cambiamento sta nella idea che un dipendente comunale pagato con i soldi dei contribuenti non può stare dentro una sede elettorale a fare voti: passi per un precario che spera sempre, ma un dipendente in pianta stabile non può avere paura giacchè non è l’Amministrazione che paga ma il Comune. Invece ne abbiamo visti veri e propri codazzi.
Il cambiamento sta nel non pubblicare dieci giorni prima dell’elezioni da parte di una azienda vicina l’assunzione di 30 unità con conseguenti centinaia di colloqui. Tutto regolare direte voi che avete vinto, certo ma non la chiamate democrazia. Gli insulti dal palco al sottoscritto li rimando al mittente che proclama una presunta superiorità morale e materiale. I capetti insultano non i leader”.