Avezzano. Ventesimo appuntamento con Psicotime, la rubrica in collaborazione con la psicologa Giulia D’Ascanio.
“Devi dimagrire, devi avere figli, devi essere una brava moglie, non devi tradire, non devi essere superficiale ma nemmeno troppo pesante, devi depilarti, devi vestirti bene ma non essere troppo provocante, non devi dire parolacce, devi essere amorevole, devi essere più forte. “
Nessuna di queste regole è stata dettata apertamente; nonostante questo però, la società sembra quasi sottintenderle. E le donne sentono ancora troppo spesso il peso di questi preconcetti. Essere donna, secondo la nostra cultura, è una serie di innumerevoli “devi” e “non devi”. Per quanto vogliamo ritenerci ormai in un’epoca moderna e priva di pregiudizi, il ruolo della donna non è ancora del tutto libero da stigmatizzazioni sociali. Analizziamo insieme alcuni aspetti, che non sono gli unici, ma quelli più salienti.
L’aspetto fisico
I canoni e le misure sono strettamente connessi al femminile. Il correlato maschile del 90, 60, 90, infatti, non esiste. La prima osservazione da fare in merito, è che questi canoni sono di per sé quasi irraggiungibili se consideriamo com’è davvero fatto il corpo nella realtà. Ma a prescindere da questo, c’è un messaggio ancora più disarmante al di sotto di questo canone: l’idea secondo la quale la propria immagine corporea determini la bellezza e il valore di una persona. Con l’avvento dei social, inoltre, si è aperto un altro ventaglio di problematiche, che vedono protagonista la valorizzazione di corpi perfetti e che portano inevitabilmente a un confronto tra sé e le altre donne. Questa dinamica, oltre che ad amplificare insicurezza e svalutazione personale, comunica implicitamente l’idea che per essere di valore, bisogna rispecchiare quel canone. Ma davvero il valore di una persona può essere ricondotto alla sua sola immagine? Non è forse dato dalle idee che ha? Dai pensieri che esprime? Dalle sue esperienze di vita?
Dire che l’estetica e la propria immagine non siano di fatto importanti, non sarebbe corretto. Ciò che è sbagliato, però, è dimenticarsi che oltre al corpo c’è molto altro; qualcosa che non si vede, che fa parte della nostra interiorità e che forse anche per questo, molto più spesso, ne ignoriamo l’esistenza. Il focus ormai si sta spostando dal curare i propri valori, la propria moralità e la propria bellezza interiore, al curare maggiormente ciò che si vede all’esterno; e stiamo finendo per essere sempre più ricchi fuori, ma carenti dentro. Non sono pochi i disagi che nascono da una mancata accettazione della propria fisicità, senza ricordarci che solo una grande consapevolezza di noi e del nostro stato interno potrà portarci a non temere più l’occhio dell’altro e a non voler rientrare ossessivamente nelle richieste che la società ci impone. Riflettiamoci.
Le professioni
Essere donne molto spesso vuol dire doversi far largo in ambienti presidiati dagli uomini. Esistono ancora oggi professioni per le quali, a livello grammaticale, non vi è un corrispettivo femminile, o se esistono, risultano molto cacofonici (es. avvocato/avvocatessa). Questo però, non è un problema linguistico, bensì culturale. Inoltre, non è da sottovalutare il fatto che in molti ambienti, gli stipendi designati al genere maschile porti un sensibile divario rispetto a quello femminile e che i ruoli di spicco, per la maggior parte, sono rivestiti più dagli uomini che dalle donne. Forti stereotipi portano ancora le persone a pensare che per l’uomo sia più importante avere una soddisfazione lavorativa rispetto alla donna, anche se queste ultime, statisticamente e paradossalmente impiegano di media un’ora e dieci in più al lavoro, rispetto agli uomini (e molto spesso anche con retribuzioni più basse). Che messaggio si sta inviando? Che gli uomini siano più capaci delle donne? Che è giusto che la donna lavori di più? Che per una donna la soddisfazione e la realizzazione lavorativa non sia prioritaria? Riflettiamoci.
Mansioni domestiche
In ambito di “faccende di casa”, soprattutto in Italia, la parità di genere sembra essere un’utopia. È diffuso lo stereotipo che debba essere la donna ad occuparsi della casa, mentre l’uomo abbia il solo compito di assicurare una stabilità economica. Questo retaggio culturale e sociale limita il genere femminile nel sentirsi libero di dedicare del tempo a sé e ai propri interessi; molto più spesso infatti si vedono donne oberate di lavoro e di impegni casalinghi e che sfociano in misura maggiore in patologie derivanti da stress. Inoltre, questo preconcetto, porta sempre più donne a non investire nella ricerca di un lavoro per occuparsi della casa, privandosi dell’opportunità di essere indipendenti economicamente; il risultato è che ad oggi molte donne dipendono dall’uomo economicamente e di conseguenza, anche mentalmente. E comunque, chi dice che l’uomo sia meno in grado di stirare, di fare una lavatrice o di cucinare? Riflettiamoci.
Violenze domestiche e controllo
Secondo numerosi studi, nonostante non sia accettata ideologicamente la violenza sulle donne, di fatto la percentuale di questi fenomeni sta salendo vertiginosamente. È un dato molto preoccupante, che spesso deriva dall’idea di percepire la donna come oggetto di proprietà; per non parlare di quante persone ancora pensino che un abuso fisico o verbale, dipenda in parte anche dalla donna stessa (il modo in cui si veste, che non sia una persona di sani principi, che abbia fatto uso di sostanze stupefacenti o che sia provocante in qualche modo). Inoltre, molti ritengono accettabile che un uomo abbia il diritto di controllare il telefono o i social network di una donna, ma non il contrario. Affermazioni queste, che fanno molto pensare. Riflettiamoci.
È innegabile come la cultura, sia dell’uomo che della donna, giochi un ruolo fondamentale per il protrarsi di stereotipi così radicati nel tempo. Questo non vuol dire però che non si possa contribuire al cambiamento di questo stato di cose; fortunatamente infatti, si sono fatti molti passi avanti in questo senso.
Consiglio alle donne di rivalutare loro stesse, di non cedere a ricatti o lusinghe o a soldi facili, di avere coraggio e intelligenza in un guscio esteriore che non importa che sia bello o brutto, di vivere in modo indipendente mettendo in luce il proprio talento, che sia quello di madre, o di artista, o di operaia.
Il peso di essere donna si sente ancora, a volte, sulle spalle. Ma non deve piegarvi!
Giulia D’Ascanio, psicologa clinica.