Avezzano. Oltre 150 partecipanti, tra medici e infermieri, al Primo Congresso Ivas Regione Abruzzo, organizzato ad Avezzano, dal titolo “Approccio olistico alla gestione dei VAD: dall’efficacia alla sicurezza”.
“Lavoriamo con l’obiettivo di formare personale addestrato e competente, che conosca i dispositivi per gli accessi vascolari e la loro gestione”, il commento della presidente del Congresso, Anastasia Fusco, che ha accolto, affiancata da Giacomo Morano, presidente della Società scientifica italiana Accessi venosi, sanitari arrivati anche da fuori regione per la giornata formativa che si è svolta alla biblioteca regionale “Ignazio Silone”. “La gestione del patrimonio venoso e l’appropriato accesso vascolare garantiscono la qualità e la sicurezza delle cure”.
Il posizionamento di un device vascolare può rilevarsi estremamente difficile. L’esaurimento del patrimonio venoso superficiale può essere dovuto a fragilità vascolare intrinseca, a pregresse infusioni di farmaci o sostanze irritanti, a patologie concomitanti. L’assenza di un accesso venoso sicuro e adeguato alle necessità assistenziali può comportare criticità per i pazienti in prima istanza ma anche per gli operatori e per l’organizzazione. Lo scenario terapeutico è in veloce evoluzione per soddisfare i bisogni dei pazienti. I trattamenti come terapie oncologiche, nutrizioni parentali e terapie antibiotiche, a medio e lungo termine, sono in aumento non solo nei pazienti ospedalizzati ma sempre più spesso nelle cure territoriali. Anche il campo degli accessi vascolari ha subito una vera e propria rivoluzione e oggi occorrono scelte strategiche che coinvolgano i bisogni dei pazienti e dei professionisti sanitari altamente specializzati in grado di valutare interazioni complesse e di lavorare in team. La diffusione delle best practice per la scelta dei dispositivi di accesso vascolare si traduce in un approccio di cura olistico per tutti i pazienti. La gestione degli accessi vascolari sta diventando un tema sempre più importante grazie alle iniziative dei clinici volte a sensibilizzare a diffondere competenze ed esperienze. La letteratura riporta l’adozione di strumenti efficaci ed efficienti per poter combattere tale “sfida” come l’utilizzo di bundles oltre alla formazione continua. I programmi di formazione che enfatizzano le indicazioni appropriate sul posizionamento di un Vad e quelli volti a revisionare le procedure corrette per l’inserimento e la gestione dei devices hanno dimostrato di ridurre l’incidenza di clabsi in vari setting; come pure la formazione e l’addestramento su come implementare e valutare le misure di controllo delle infezioni e la periodica rivalutazione delle conoscenze.
“A nove pazienti su dieci che accedono a una struttura sanitaria viene posizionato un certo tipo di device”, ha spiegato Morano, presidente società scientifica italiana Accessi venosi, “questo fa capire il numero di dispositivi che impiantiamo ogni anno. Da una ricerca del 2016, sono circa 33 milioni gli accessi venosi periferici impiantati e per quanto riguarda i picc nel 2023 parliamo di 160mila, un numero enorme. È dimostrato quindi che è sempre più importante e impellente avere un approccio pro attivo nei confronti dell’accesso vascolare”.
“La scienza progredisce”, ha puntualizzato Pasquale Aprea, ex presidente società scientifica italiana Accessi venosi, che ha relazionato sul termine del percorso all’interno del corpo del paziente, “come Ivas da qualche anno stiamo provando a diffondere sempre di più le novità tramite congressi, che sono sempre molto partecipati”.
Tra gli interventi anche quello di Pierfrancesco Fusco, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Anestesia, Rianimazione e Terapia del dolore ospedale Avezzano che ha posto l’attenzione sugli interventi specifici che si fanno in situazioni di emergenza come quelle che si vivono sull’elisoccorso.
“Nel congresso il tema degli accessi venosi è stato trattato soprattutto nell’ambito ospedaliero”, ha detto il medico che da circa vent’anni si occupa dell’elisoccorso dell’Aquila, “ma si tratta di un tema fondamentale anche per chi si trova a operare in ambienti ostili, a volte dovuto anche a aspetti meteorologici non a favore, dove va riprodotto tutto ciò che si fa in ambito ospedaliero ma in condizioni meno ‘comode’”.
Di particolare importanza e interesse, l’intervento al congresso del primario di Anestesia e rianimazione del Meyer di Firenze, Zaccaria Ricci. “È evidente come un bambino rappresenti un paziente problematico in tema di accesso venoso e della possibilità di cannulare le sue vene è quindi fondamentale che il personale dell’ospedale acquisisca le competenze necessarie”, la riflessione del primario che ha sottolineato come nell’ospedale fiore all’occhiello della Regione Toscana, ci sia un team di anestetisti che si dedica proprio agli accessi venosi.
“Una buona partecipazione”, il commento del consigliere regionale, Massimo Verrecchia, “che ha visto l’arrivo ad Avezzano di illustri accademici di fuori Regione oltre che di numerosi sanitari, impegnati ogni giorno negli ospedali. I nostri infermieri stanno crescendo molto. Li troviamo sempre in prima linea, anche in contesti difficili e di emergenza”.