Degli insegnamenti ricevuti ha appreso e conservato tutto: l’altruismo, la voglia di aiutare chi è in difficoltà, il dispensare consigli, l’esaltazione dell’etica dei valori, del servizio verso gli Altri e del lavoro.
Dialogare col professor Sandro Valletta, docente in diritto delle migrazioni, vice presidente del centro studi per l’immigrazione a Roma, direttore del dipartimento di scienze dell’immigrazione dell’accademia leonina delle scienze e delle arti, Accademico A.E.R.E.C (Accademia Europea per le Relazioni Economiche e Culturali) e operatore legale per i cittadini dei Paesi terzi, beneficiari del progetto “Di.Agr.A.M.M.I.”, (Diritti in Agricoltura attraverso approcci Multistakeholder e Multidisciplinari per l’Integrazione e il lavoro giusto), presso la Caritas diocesana di Avezzano, è gradevole, ma il tratto più forte riguarda il rigore morale, il rispetto per ogni forma di vita e la correttezza. Una lezione di umanità tanto che, spesso, dichiara: “Ogni giorno è da vivere.
Ogni istante ci viene dato da Dio e non ha nulla di troppo e nulla di non abbastanza e non possiamo trattarlo semplicemente come un foglio d’agenda. Aveva pienamente ragione mia madre quando mi diceva:…la gioia dura una frazione di secondo, però, certi attimi possono protrarsi eternamente…Lo abbiamo intervistato dopo la cerimonia in cui gli è stata conferita la MENZIONE SPECIALE “Che fare? A Fontamara…”, nell’ambito della XXVI^ edizione del Premio Internazionale Ignazio Silone, che si è tenuta il 22 agosto, alle ore 17.30, presso la sala conferenze del teatro “San Francesco”, a Pescina.
Professor Valletta, dopo il premio speciale della giuria al Concorso Internazionale “Lettera d’Amore 2023″, dell’8 u.s., a Torrevecchia Teatina, felice per questo ennesimo nuovo riconoscimento?
Felicissimo. Non me lo aspettavo e di conseguenza è di indescrivibile gradimento ed onore averlo ricevuto. Ringrazio sentitamente tutti coloro che hanno organizzato e partecipato all’Evento, mediante i loro variegati contributi, per l’attestato di stima e fiducia accordatami.
Inaspettato perché?
Se guardiamo la motivazione, le Menzioni d’Onore sono conferite a studiosi ed associazioni, che si sono distinti nella promozione dei valori siloniani della verità, giustizia e solidarietà verso gli “ultimi”, contro ogni forma di violenza ed oppressione, con la promozione viva del messaggio universale del grande autore di un capolavoro come ‘Fontamara’…”, devo confessarle che non sapevo che “Qualcuno” mi “spiasse” durante la mia attività professionale, in particolar modo rivolta a servizio dell’Altro e dei Cittadini e Fratelli migranti. Mi inorgoglisce anche perché ho “amato” Silone fin da bambino e in un concorso per le scuole, a Lui intitolato, qualche anno dopo la morte, ho avuto il privilegio di essere premiato, come terzo classificato, dalla Sua gentile consorte, Sig.ra Darina, e al compimento dei 18 anni, come regalo, agli Amici Cari, ho chiesto il romanzo ‘Fontamara ‘, rilegato in pelle, e l’interessantissimo libro “Silone tra l’Abruzzo e il mondo “, che conservo ancora gelosamente. Penso che non abbia altro da aggiungere per farle comprendere la mia gioia e la mia enorme soddisfazione per il conferimento questo ambito riconoscimento.
Il tema dell’edizione del premio di quest’anno riguardava la realtà migratoria, attualissimo ma molto complesso e di non facile soluzione, però argomento di sua pertinenza, alla luce dei numerosi incarichi che ricopre, l’ultimo nella Caritas diocesana, come operatore legale. Cosa ci racconta in merito?
L’impegno in Caritas mi sta completando come uomo, come persona, come professionista. Veramente un’esperienza meravigliosa. Per questo, ancora ringrazio sentitamente, con affetto e riconoscenza, S. Ecc.za Rev.ma Mons. Giovanni MASSARO, Vescovo di Avezzano, il Sig. Direttore della Caritas diocesana, Don Carmine DI BERNARDO, il Sig. Direttore del “Servizio Migrantes” diocesano, Dott.ssa Lidia DI PIETRO, per avermi incaricato, da quasi quattro mesi, come operatore legale per i cittadini dei Paesi Terzi, beneficiari del progetto “Di.Agr.A.M.M.I.”, che si rivolgono allo sportello “Drop-in”.
Con il mio piccolissimo ed umile contributo, sto cercando di svolgere in maniera eccellente, con professionalità, spirito di servizio, zelo e dedizione, il compito affidatomi, per ricambiare, al massimo grado, la stima e la fiducia riservatami, e per portare lustro al progetto e all’Istituzione tutta, insieme agli altri illustri e qualificati operatori. Certamente è una nuova esperienza di vita che mi affascina e mi mette in contatto con i Fratelli immigrati, con i Loro bisogni e, soprattutto, con la Loro cultura, le Loro aspettative e le Loro sofferenze.
Mi fa sentire quella particolare tenerezza e vicinanza verso chi è costretto a fuggire dal proprio Paese e vive tra lo sradicamento e l’integrazione. Questa tensione distrugge le Persone. Ciò si esprime, anzitutto, nell’impegno di conoscere gli eventi che spingono a lasciare forzatamente la Patria e, dove necessario, nel dare voce a chi non riesce a fare sentire il grido del dolore e dell’oppressione”.
Parafrasando Silone, quale, secondo lei, tra le righe, il testamento spirituale del “nostro” scrittore?
È durante l’esistenza terrena che si deve diventare Uomini, prima per i valori, poi per il mestiere, tenendo sempre presente l’importanza della cultura rispetto alla smania di fare soldi, di studiare solo per lavorare. Silone è sicuramente amato da tutti perché la denuncia verso le ingiustizie del mondo, verso la natura e le istituzioni, anche in questo momento storico, lo rendono voce della sfiducia e sentimento di tutte le generazioni, in quanto dal suo vocabolario e stata sempre bandita la parola ipocrisia.
Cosa pensa della civiltà mondiale dopo tutte queste vicissitudini?
Penso che questa civiltà mondiale sia andata oltre i limiti, perché ha creato un tale culto del dio denaro, che siamo in presenza di una filosofia, e di una prassi, di esclusione dei due poli della vita che sono le premesse dei popoli: quella degli anziani e quella dei giovani Uno potrebbe pensare che ci sia una specie di eutanasia nascosta, cioè non ci si prenda cura degli anziani, ma c’è anche un’eutanasia culturale, perché non li si lascia parlare e agire. Mentre, riguardo alla seconda, la percentuale che abbiamo di giovani senza lavoro, senza impiego, è molto alta e abbiamo una generazione che non ha esperienza della dignità guadagnata con il lavoro. Questa civiltà, cioè, ci ha poortato ad escludere i due vertici che sono il nostro futuro. Allora i giovani: devono emergere, devono farsi valere, devono uscire per lottare per i valori e gli anziani devono aprire la bocca e insegnarci, per trasmetteteci la saggezza dei popoli.
Quale il messaggio che gradisce comunicarci?
Quello che diceva Don Tonino Bello, il vescovo dei poveri: Amate la gente senza chiedere nulla in cambio. Anche quando l’Altro non vi potrà dare nulla di buono, Amatelo. E aggiungo io: non giudicare la gente, nessuno, M A I! Allarga, piuttosto, l’anima alla comprensione dei problemi altrui. Mettiti nel corpo l’occhio del fratello per vedere il mondo dalla sua postazione, non dalla tua.
Tutti abbiamo il cosiddetto “sogno nel cassetto”. Qual è il suo?
Dopo l’analisi precedente, il mio è migliorare l’esistenza di tutti gli esseri animati del Pianeta.