Avezzano. Il consigliere comunale Nicola Pisegna Orlando esprime solidarietà alle maestranze marsicane coinvolte nella ricostruzione aquilana alla luce degli episodi che li hanno visti protagonisti. “Dalle intercettazioni telefoniche che hanno portato a L’Aquila all’arresto di imprenditori collegati al clan dei casalesi ,emergono commenti sugli operai marsicani che andrebbero cacciati in quanto non sottomessi alle condizioni di sfruttamento imposte dai datori di lavoro”, ha spiegato Pisegna Orlando, “mi sarei aspettato una unanime presa di posizione ed una solerte espressione di solidarietà verso gli stessi da parte delle forze politiche, sindacali, imprenditoriali. Così non è stato, anzi, l’aver evidenziato che la manodopera aquilana non lavora nei cantieri della ricostruzione mi suona come una indiretta e forse involontaria accusa verso gli “operai forestieri” a cui esprimo incondizionatamente tutta la mia vicinanza. Per il territorio marsicano abituato alla ricostruzione con le nude mani dalle macerie del terremoto del 1915, alla denuncia ed alla lotta contro il fascismo , al duro lavoro per la bonifica del fucino, alle battaglie per l’assegnazione delle terre ai contadini, sembra aprirsi, citando Silone, una nuova frontiera di scontro verso “ galantuomini” e “ impresari” che ritengono un” fatto strano” che i cafoni rivendichino diritti, principi di dignità, giustizia e libertà. Se un impegno può essere assunto dalla politica verso le centinaia di operai che ogni giorno sono costretti a lasciare la Marsica per garantirsi una vita dignitosa, è quello di ricreare lavoro sul territorio, con la riappropriazione dei fondi CIPE finalizzati all’assetto idrogeologico ed idraulico del Fucino, completando e mettendo in funzione tutti i depuratori che insistono su di esso, chiedendo, cosi come fatto per Sulmona, la costruzione del nuovo Ospedale e dando finalmente finalizzazione al Centro smistamento merci. Le elezioni regionali hanno prodotto una rappresentanza insufficiente del territorio marsicano nel Palazzo dell’Emiciclo e i nuovi assetti terroriali che sembrano indirizzarsi verso la macroregione Abruzzo, Marche e Molise rischiano di emarginarci dagli interessi e dagli investimenti nel campo dei trasporti, del turismo, dell’istruzione universitaria, della sanità. Occorre quanto prima aprire un serio e serrato confronto tra le forze politiche del territorio, alimentare la discussione e , se serve, alzare la voce con le Istituzioni regionali e nazionali per evitare che l’umiliazione subita in solitudine dalle maestranze marsicane all’Aquila non diventi la mortificazione e l’umiliazione di un’area che rischia di diventare “ il ventre molle dell’Abruzzo”.