Avezzano. Niente nido all’ospedale di Avezzano, il Tribunale per la difesa dei diritti del Malato si appella alla direzione sanitaria. Il presidente, Stefano Di Giuseppe, accende i riflettori sulle criticità del reparto di Ginecologia dell’ospedale di Avezzano. Al centro della denuncia di una neo mamma, l’assenza del nido per i neonati, che costringerebbe le mamme, anche in condizioni post-operatorie, a gestire da sole i propri bambini senza alcun supporto.
Il caso, reso pubblico dal presidente del Tribunale per i diritti del Malato, Di Giuseppe, parte dalla testimonianza di una giovane madre che ha partorito con taglio cesareo nel mese di aprile. “Ho chiesto all’équipe di poter far rimanere qualcuno con me solo una notte”, racconta la donna, “perché sapevo già a cosa andavo incontro avendo già avuto un cesareo. Mi è stata negata la presenza di un familiare, mi hanno detto che avrebbero pensato a tutto loro. Ma appena rientrata in camera con mia figlia, ho scoperto che il nido era stato chiuso”.
La mamma descrive una situazione che definisce “roba da pazzi”: “Con un taglio, 7 punti, un catetere e i dolori dell’operazione, sono stata completamente sola con mia figlia appena nata. Il personale fa quello che può, ma il reparto è affollato e le visite sono limitate a un paio d’ore il pomeriggio. Per 48 ore mia figlia è rimasta nel letto con me, fino alla dimissione. Una tragedia per le neo mamme”.
“Premesso che il Tribunale per la difesa del Malato di Avezzano opera per la tutela dei diritti dei malati e dei cittadini”, ha scritto il presidente Di Giuseppe, “ci chiediamo come sia possibile che la Direzione del Presidio Ospedaliero di Avezzano permetta che un servizio fondamentale come il nido venga smantellato, senza pensare al benessere delle neo mamme”.
“Un reparto di eccellenza per le partorienti”, ha proseguito il presidente, “non può non avere un nido per i neonati, lasciando sulle spalle delle mamme incombenze fisiche e psicologiche in un momento così delicato come il post-parto”.
Il Tribunale per i diritti del Malato chiede ora chiarezza alla Direzione sanitaria e invita ad affrontare con urgenza il problema, restituendo al reparto un servizio essenziale che garantisca sicurezza, dignità e supporto alle donne nel momento della nascita.