Ortona dei Marsi. “Amalia era innamorata della vita. È stata un esempio, un buon esempio. E noi non ci dimenticheremo mai del suo coraggio e della sua forza. Era una donna forte. Amava la vita e non si voleva lasciare andare”. Sono alcune delle parole di don Alfredo Cesar Jofre, che oggi, nella chiesa di San Giovanni a Ortona dei Marsi, ha celebrato i funerali di Amalia Taglieri, dipendente del Pnalm morta a 55 anni, dopo aver combattutto 15 anni contro una malattia.
“Oggi è un giorno di festa perché è il giorno dell’Assunzione per Amalia, il giorno in cui sale in cielo”, ha continuato il sacerdote, caro amico di Amalia, “oggi è domenica e celebriamo il saluto ad Amalia in bianco. Oggi è il giorno che Cristo ha vinto la morte”. Nell’omelia e nel saluto finale don Alfredo ha ricordato più volte la solarità di Taglieri, il suo sorriso… “Sprizzava gioia in mezzo a tanti dolori. Questo vuol dire che aveva dentro Dio. Basta guardare il suo libricino”, ha detto, “ha chiamato il suo ‘un viaggio ipercalorico’… Perché c’è tutta la sua allegria e simpatia nel suo scritto. Allora diciamo grazie Amalia per come sei, perché sei stata così in mezzo a noi. Amalia non è che non c’è più, non c’è più fisicamente ma vive nel Signore. Lunedì, quando sono andata a trovarla, parlava… Parlava… Mi ha raccontato di tutti quesi suoi progetti, per l’acquisto di un nuovo letto e altre cose che avrebbe poi lasciato all’Hospice. Pensava agli altri, a quelli che sarebbero arrivati in quel posto dopo di lei, così avrebbero potuto trovare un posto bello, più bello e confortevole. Ringraziamo il Signore per il dono di Amalia”.
All’ultimo saluto ad Amalia, anche colonna portante del coro che poi ha scritto una lettera letta alla fine della cerimonia, anche tutti i colleghi del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, con il direttore Luciano Sammarone, la responsabile della comunicazione Daniela D’Amico e anche il presidente della comunità del Parco, il sindaco di Opi, Antonio Di Santo. Tra gli altri, anche alcune dipendenti dell’Hospice di Pescina, con cui Amalia era riuscita a creare davvero un rapporto “speciale”.
Alla fine della funzione religiosa, dall’altare gli ultimi saluti. Quello del direttore del Parco, Sammarone che ha raccontato di quando arrivavano i complimenti al Parco dai turisti che venivano guidati da Amalia nella Valle del Giovenco e della sua passione per la sua professione, che la portava in mezzo alla gente. Sammarone ha portato anche il cordoglio alla famiglia, alla madre Giovanna e al padre Fernando, da parte del presidente Giovanni Cannata.
Poi il professore Enrico Migliaccio, entomologo, che ha elogiato Amalia per la sua professionalità e estrema professionalità.
Commosso il saluto dell’ex sindaco, Manfredo Eramo, che ha ricordato l’impegno della comunità di quando Amalia è stata vicesindaco. Di quando sapeva sempre come mediare tra le regole del Parco e le esigenze dei residenti del territorio del Parco.
Il saluto del coro di Ortona dei Marsi
Amalia cara, mai avremmo voluto essere qui a darti l’ultimo saluto.
La malattia ha spezzato il tuo orizzonte, ti ha tolto il futuro ed a noi non resta altro che prenderne amaramente atto.
Siamo smarrite, incredule, con il cuore gonfio di dolore perché ti abbiamo perso.
Si, ti abbiamo perso ma non del tutto perché se abbiamo perso la tua presenza fisica non abbiamo perso il tuo esempio.
L’esempio di una donna coraggiosa, forte,con una volontà di ferro.
Una combattente che mai si è arresa al nemico che inesorabilmente minava il suo corpo.
Una lotta che ti ha visto in trincea a difenderti con le unghie e con i denti, mai un cedimento, armata di fiducia nella scienza e nelle cure.
Nella difficoltà in cui ti sei trovata non ti è mai mancato il sorriso, lo scherzo, la battuta quasi ad esorcizzare quel mostro che ti opprimeva.
Amalia cara, ci mancherai, ci mancheranno i tuoi colori, la tua parlantina, le tue prodezze ai fornelli, i tuoi fantasiosi orecchini, i tuoi foulard l’essere luminosa come il sole della tua amata Sicilia.
Siamo state orgogliose di te e ti abbiamo ringraziato quando il tuo grande cuore generoso , con il quaderno di ricette, ha lasciato all’hospice di Pescina , tante cose preziose per il conforto dei pazienti ed anche per il tuo pensiero al reparto oncologico di Avezzano.
Amalia cara, ora sei altrove, sei in quel luogo dove non c’è dolore e sofferenza, sei nell’abbraccio e nel sorriso di Cristo Risorto, sei cullata da dolci melodie, sei un bel fiore nel giardino di Dio.
E ti ritroveremo,ne siamo certe, ti ritroveremo in un raggio di sole, nel vento leggero di primavera, nel volo delicato di una farfalla, nei colori dell’arcobaleno.
Siamo vicino ai tuoi genitori,ai tuoi familiari consapevoli che nessuna parola è adatta ad alleviare il loro dolore, aiutali nel difficile percorso che li attende.
Buon viaggio amica bella, noi continueremo a volerti bene.
Il saluto dell’amica Magda Tirabassi
Ho trascorso settimane, mesi, a pensare se sarebbe stato il caso che io fossi qui oggi, a parlare di te, di noi, di quello che sei stata e sarai per sempre, per chi ha avuto il piacere di conoscerti. La fortuna di conoscerti. Perché quando le persone sono attraversate dal male, quello che hai sofferto tu per 15 anni, 15 anni. Riescono a pensare anche a quello che sarà la loro morte. Lo fanno loro e lo fanno anche i familiari, i parenti, gli amici. Con te abbiamo provato ad abbattere anche questo tabù. Con te abbiamo parlato anche di morte. Che fa parte inesorabilmente di questa vita.
Io in genere sono quella che i discorsi li scrive per gli altri oppure che scrive sul giornale quello che dicono gli altri e quindi quello di oggi non è un ruolo in cui mi sento molto a mio agio. Poi però ieri sono stata con te, per la prima volta in mezzo a tutte quelle persone di cui tu nel letto in cui hai trascorso i tuoi ultimi giorni, commossa dicevi: “Io sinceramente non me l’aspettavo che tutte queste persone mi volessero così bene, mi stanno ricoprendo di attenzioni, amore, cura. Da Ortona, dal lavoro”. Una volta mi dicesti: “A me Sammarone mi vuole bene eh… Pure Daniela… Questi a mi vogliono bene… Ma noi ci vogliamo bene proprio tutti”. Allora ho deciso che sì, stavolta le parole le avrei dovute trovare io, le avrei dovute trovate per te, perché c’è bisogno davvero che qualcuno racconti a tutti quello che sei stata tu Amalia, per tutti. Ieri in quelle facce, in quelle lacrime, in quegli abbracci, c’eri tu. Una certezza ho: quello che hai dato tu nella tua vita è qualcosa che non si dimentica. È stato nutrimento per la nostra anima, per quello che siamo e saremo per sempre, anche grazie a te. Io Amalia l’ho conosciuta quando era ancora libera dal dolore, dalla sofferenza. All’epoca per noi c’erano solo risate, tantissime risate. Eri un’esplosione di vita e di luce quando ti ho conosciuta io.
Erano gli anni del volontariato al Parco, degli orsi che andavano gestiti nei recinti perché “troppo terribili”. Che risate quando parlavano di Juan Carrito qualche mese fa. “Quello è come la mamma. Ha ereditato il peggio da quella ‘stronza’ di Amarena”. E mi raccontavi che ti facevano disperare quando venivano in ufficio a chiederti i soldi per i danni fatti dagli animali. Erano cose serie, era il tuo lavoro e tu sapevi come fare con le persone, perché eri credibile e affidabile. Ridevi dei cervi che ti venivano a mangiare le tue preziose e profumate erbe in giardino a Ortona. Perché per te vivere in mezzo agli animali così speciali era normale. Era la tua vita. Insieme alla cucina, le ricette, l’amore e la passione per il cibo.
Le tue laboriose mani a fare cannoli, crostate, arancini. A elaborare e impreziosire piatti che ora abbiamo ereditato insieme ai tuoi ricordi nella cucina della tua nonna siciliana che friggeva melanzane alle 8 di mattina, perché sennò poi era troppo caldo… Prima di scrivere queste parole stamattina ho aperto la chiavetta usb che mi hai regalato dal letto dell’ospedale. Insieme all’organigramma del Parco, alle zone, alle competenze, scritte con quello stile elegante, a mano, nella solitudine della tua stanza. È stata uno degli ultimi tuoi regali per la tua amica un po’ pazza come l’orso che ha preso il nome da quel posto che hai voluto farmi conoscere tu, Carrito. Perché tu te ne stavi andando e io dovevo imparare le cose e essere precisa, così da non sbagliare mai.
“Tu sei così perché il tuo è uno scudo alla vita, alle sofferenze”. Mi hai scritto poco tempo fa. Ma chi le capisce queste cose? Chi le vede? Solo persone come te lo fanno, sanno farlo. Sono le anime belle, Amalia. E tu sei stata un’anima bella.
In quella chiavetta i tuoi lavori per le scuole con la transumanza. Tutto preciso, nemmeno una virgola fuori posto. “Leva quella foto su whatsapp e metti una cosa bella”. I tuoi rimproveri affettuosi. Perché tutto per te doveva essere composto, opportuno, educato. Tu eri così. E lo sei stata fino alla fine. Hai ricomposto la tua intera esistenza per fare quanto più bene possibile, a tutti. Hai ricomposto e sistemato tutto.
Per la tua mamma siciliana… Che donna… Una donna del Sud, composta e educata anche di fronte alla morte e al dolore. Per tuo padre. Quanto sei stata orgogliosa di quel tuo papà carabiniere. Per Loreto, Lucia, tutti i tuoi nipoti. Una grande e bella famiglia. Grazie ad ognuno di voi per avermi raccontato Amalia… Troveremo insieme il modo di continuare a raccontarla e continuare a fare del bene e a ridere proprio come avrebbe voluto lei.
Sei stata un dono Amalia. Per chiunque sia passato nella tua esistenza su questa terra sei stata un dono. Ora io verrò a cercarti lì dove vivono i tuoi orsi, quelli terribili come me. Nel “posto dell’anima”. Dove ora finalmente potrai andare libera da ogni dolore. “Fuori da ogni casella”, quelle in cui spesso la vita terrena ti costringe a stare. Ti cercheremo nei fiori, nei tuoi tulipani. Ti troveremo nel colore del mare e nel caldo del sole. Ci hai regalato coraggio, pazienza, amore. Senza mai chiedere nulla in cambio. Sei stata un esempio di dignità e lealtà. A me hai lasciato in eredità l’amore delle tue preziose amiche e dei tuoi amici. Quelli che in questi mesi ti hanno ricomperto di un amore smisurato. Ieri l’ho visto, l’ho sentito sulla mia pelle.
Michela, Celestina, Alessandra, Anna… Siete tante e tanti, non riesco a nominarvi tutti. Sappiate solo che un amore così virtuoso, giusto, bello, non può morire. Deve trovare solo la strada per trasformarsi e tornare a vivere in un altro modo. Ora continua a ridere amore mio, ora puoi farlo nell’eternità. Non sarà mai un vero addio perché adesso tocca a tutti noi onorare te e quello che sei stata nella tua straordinaria essenza.
Ortona dei Marsi piange la perdita di Amalia Taglieri, la “siciliana” che ha raccontato il Parco agli studenti
Il dono di Amalia all’Hospice di Pescina
L’articolo sul libro di Amalia e la raccolta fondi per l’Hospice:
“Le ricette di Amalia” per l’Hospice di Pescina, consegnati “doni” per oltre 4mila euro