Avezzano. Una banda di spaccio in tutta la Marsica con la capacità di piazzare droga in diversi Comuni. Trenta persone, tra rete di complici e contagi, sono state rinviate a giudizio con l’accusa di spaccio. L’udienza è stata ora fissata per il prossimo 9 marzo.
Gli imputati sono Mohammed Moktafi, 29 anni, Francesca Di Domenico, 29enne di Avezzano, Oiraq Abderrazek, 29 anni, Michael Elie Boagnon, 31 anni, Josè Di Marco, 45enne di Civitella Roveto, Valerio Mastroianni, 29 anni di Avezzano, Rachid Loudifa (41), Kharsas Morad (31), Mohammed Harjr (31), Mohammed Najim (50), Mohammed Arroubi (37), Bricha Khatima (40), El Mostafà Arroubi (35), Yassine Ghettas (30), Hicham El Malhoudy (41), Abdellah Archouni (34), Sobhi Abderrazzak (33), Ernesto Enrico D’Orazio, 56enne di San Vincenzo, Giampiero Ranalletta, 40enne di Celano, Luciano Di Edoardo, 51enne di Trasacco, Giuseppe Civitani, (41) di Luco dei Marsi, Khalid El Harraf (35), Belaich Abdelmoula (37), Hicam Ouguandar (39), Aziz Enaji (41), Anas Hnida (35), Hassane Benattar (37), Fausto Leobruni (56) di Luco dei Marsi, Salah El Baharouy (44), Abdelilah El Harraf (32). Alcuni di loro, 19, erano stati anche arrestati con un ordine di custodia cautelare in carcere.
Il blitz era stato messo in atto nell’ambito dell’operazione denominata denominata Karkouba (termine del dialetto marocchino per chiamare la droga) ed era stata portata a termine dalla squadra mobile dell’Aquila e dal commissariato di Avezzano, coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della Procura dell’Aquila. Inizialmente, il giudice per le indagini preliminari, Romano Gargarella, aveva emesso 27 ordini di custodia cautelare di cui sei ai domiciliari.
I membri della banda erano circa cinquanta. Il centro operativo dell’organizzazione era a Luco e lo spaccio avveniva anche ad Avezzano, Celano e Trasacco. Le indagini, che si sono avvalse di intercettazioni telefoniche, ambientali e pedinamenti, hanno portato alla luce una vera organizzazione di dedita allo spaccio di cocaina e hashish. Due stranieri erano le menti guida dell’organizzazione e guidavano una folta manovalanza di connazionali che avevano la funzione di pusher. Gli italiani erano intermediari. In un mese erano stati accertati quattromila episodi di spaccio con clienti provenienti da tutta la Marsica e di ogni fascia sociale, dagli agricoltori che acquistavano la cocaina con il trattore, fino a uomini d’affari con la Mercedes, per arrivare a ragazzi di 17 anni. Allo stesso tempo uno sfruttatore faceva prima drogare delle ragazze italiane per poi farle prostituire pagandole con delle dosi. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Luca e Pasquale Motta, Roberto Verdecchia, Antonio Pascale, Mauro Ceci, Patrizia Bernardi, Vincenzo Retico, Clara Cardamone, Fernando Longo, Mario Guanciale, Gianluca Presutti e Enrico Orlandi.
Si tratta principalmente di cocaina e di hashish e la provenienza, secondo quanto emerso dalle indagini e dalle intercettazioni, era quasi totalmente dal Nord Italia. Dal Nord Africa arrivava in Lombardia e poi in Abruzzo attraverso una inedita direttrice Marocco-Bergamo-Marsica. I carichi erano di piccola entità, massimo di mezzo chilo, per evitare grossi sequestri in caso le cose fossero andate male.
La richiesta della droga era notevole e sono stati accertati in un mese quattromila episodi di spaccio, 70mila euro di incasso e due chili e mezzo di droga venduta. Il gruppo di italiani e marocchini era perfettamente in grado di gestire il grande bacino d’utenza composto da numerosi giovani consumatori, attratti sia dalla diversificazione dell’offerta in termini di droghe (hashish, cocaina e allucinogeni), sia dalla qualità del prodotto.