Avezzano. La decisione del Comune di Avezzano e dell’amministrazione guidata da Gabriele De Angelis di riprendere il possesso del nuovo municipio di Avezzano, il cosiddetto Contratto di quartiere 2, ha suscitato le reazioni dell’opposizione in consiglio che si è detta favorevole ma pone alcuni quesiti al Comune insinuando di voler gettare fumo negli occhi ai cittadini. Il nuovo municipio sarebbe dovuto essere il “fiore all’occhiello” dell’amministrazione Floris ma per varie questioni e accadimenti, sia essi progettuali che di valutazione tecnico-urbanistica, così non è stato.
Sul caso intervengono i consiglieri Comunali di opposizione del Pd, Domenico Di Berardino e Roberto Verdecchia secondo cui “l’opera dovrà essere rivitalizzata e dovrà ritornare in pieno possesso della intera comunità avezzanese, la quale però non può e deve dimenticare che con la prima convenzione stipulata tra l’Amministrazione e la IRIM s.r.l. ed altri soggetti, ovvero quella del 31.05.2006 e non del 2016, furono utilizzati fondi concessi dal ministero pari a € 912.000,00, che potrebbero essere richiesti dall’avente diritto stante la mancata funzionalità dell’opera. Ma soprattutto”, aggiungono i consiglieri, “l’Amministrazione non potrà dimenticare che per la realizzazione di quell’edificio iniziato dodici (12) anni orsono, si sarebbero dovuti alienare l’immobile in via America (attuale sede dell’anagrafe) al prezzo di quasi € 305.000,00, ed il relativo terreno per altri € 81.000,00 (art. 6 convenzione), oltre effettuare le relative permute con la società realizzatrice dell’opera, vista anche l’ulteriore convenzione ed accordo integrativo dell’11.10.2011 meglio riportato nella determina dirigenziale del 26.10.2011 con la quale, le parti regolamentavano la cessione e suddivisione delle proprietà nonché gli ulteriori impegni economici che le stesse dovevano assumere”.
Ben venga quindi la fruibilità dell’opera -definita da più persone, a ragione o torto, un “attuale scatolone vuoto”-, ma si dovranno valutare anche tutte le altre circostanze che molto probabilmente non possono essere sfuggite allo stimato dirigente Francesco Di Stefano che in data 29 agosto – a 48 ore dal suo definitivo collocamento a riposo – per volontà della giunta, comunica il solo preavviso di recesso nei confronti dell’impresa esecutrice dei lavori.
Volendo tentare l’immissione in possesso da parte della pubblica amministrazione sull’intera area soggetta a naturale degrado”, affermano Verdecchia e Di Berardino, “ci si domanda se si può buttare ”il fumo negli occhi del cittadino” o se effettivamente si vuole conseguire il “bene per la città”, visto che a conti fatti nei primi del febbraio 2019 il Consiglio di Stato dovrà decidere sull’annullamento o meno dell’atto posto in essere dall’amministrazione Di Pangrazio.
Sempre orientativamente in quella data – mese più o mese meno – la Corte d’Appello dell’Aquila sarà chiamata ad esprimersi sulla responsabilità penale nel giudizio di secondo grado nei confronti degli attuali appellanti e l’arbitrato richiesto ed invocato dalla IRIM potrà avere un tempo massimo di durata pari a dodici (12) mesi e ciò con decorrenza da metà luglio 2018.
Ci si domanda sempre”, continuano, “cosa vuol fare l’attuale Amministrazione di maggioranza per terminare l’opera una volta ripresa in consegna l’immobile, ovvero quali fondi utilizzare, in quanto oltre a quelli ricavati della vendita della farmacia comunale pari a circa euro 1.152.000,00 , deve reperire la restante somma individuata nelle varie consulenze disposte dalla varie Procure (di Avezzano e della Corte dei Conti dell’Aquila) e del Tribunale per un importo pari a circa €. 4.800.000,00 per cui a conti fatti rimarrebbero da reperire soli € 3.650.000,00, euro più euro meno.
Ci si domanda sempre, se si voglia attendere ancora e per quanto tempo per vedersi rimborsati della provvisionale accordata nei confronti degli appellanti condannati durante il processo in primo grado o prudenzialmente attendere ancora l’esito finale del procedimento penale.
Un ulteriore interrogativo ci sorge spontanea”, spiegano ancora i consiglieri, “se è pur vero che la farmacia comunale risulta essere appetibile come bene strumentale e con congruo ipotizzabile ricavato pari all’importo di circa € 1.152.000,00, è chiaro che questo importo non risulta essere congruo per definire il nuovo complesso del contratto di quartiere 2 alias nuovo municipio, per cui sarà necessario reperire altri fondi pubblici lasciati così lungo la strada come ad esempio quell’importo pari a circa € 1.000.000,00 che dovrebbero essere corrisposti dalla Società Gielle s.r.l. – società in liquidazione – che è attualmente rappresentata dallo stesso professionista che ha assistito personalmente l’attuale primo cittadino costituitosi in sede di discussione davanti al Consiglio di Stato per la nota vicenda della c.d. applicazione dell’anatra zoppa. Tenteremo di farci rimborsare concretamente tale somma o la lasceremo nel dimenticatoio o dovremo fare ulteriori conti in tasca ai cittadini per terminare il palazzo municipale?”.