Avezzano. Un figlio entrato nel tunnel della droga, poi la battaglia per uscirne e poi il carcere per quattro mesia causa delle aggressioni ai genitori. Non ci sono infatti strutture adatte che abbiano posti disponibili per il suo recupero dalla tossicodipendenza. E’ la storia di un giovane di Avezzano, 30 anni.
Un appello per superare la burocrazia e trovare una struttura di riabilitazione arriva dai genitori del giovane che, tramite il loro legale, l’avvocato Roberto Verdecchia, chiedono nuovamente tutte le strutture competenti e in particolare amministrazione penitenziaria, Procura, Regione, ministero della Giustizia, garante dei detenuti, manager e psichiatri della Asl. Verdecchia, dopo aver lanciato un estremo sollecito in relazione alla posizione del detenuto che ha assunto la qualifica di persona non detenuta”, spiega che “le considerazioni del consulente d’ufficio che sollecita l’adozione di idonei provvedimento per la sua pericolosità sociale”.
“Il mio intervento”, spiega il legale, “è in linea con le indicazioni, precise, puntuali e perentorie, di un documento condiviso, nel gennaio 2019, dalla Corte d’Appello dell’Aquila, nel quale il procuratore generale e il presidente della Corte d’appello, facendo riferimento a un caso analogo nella Valle Peligna, sollecitavano le strutture pubbliche della Asl, a provvedere con estrema urgenza al reperimento di una idonea struttura. Il tutto al fine di scongiurare conseguenze gravi e dannose legate alla impossibilità di attuare i trattamenti sanitari ritenuti idonei dai provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Sia l’attività posta in essere dalla casa circondariale di Avezzano che quelle dell’autorità giudiziaria”, continua, “che sono proseguite dal 29 gennaio scorso in poi, hanno evidenziato insistenti richieste di sollecito presso la direzione della Rems di Barete, la quale struttura, più volte, non ha inteso dare la disponibilità per accogliere il paziente, asserendo che formalmente, lo stesso, è stato inserito nella lista d’attesa a partire dal 13 gennaio scorso, ribadendo, altresì, il loro formale impegno e che non era possibile fare una previsione rispetto al tempo d’attesa”.