Magliano de’ Marsi. Alle pendici del monte Velino, come una gemma risalente ad un’epoca remota, vi è localizzata Rosciolo dei Marsi, una frazione del Comune di Magliano de’ Marsi con circa quattrocento abitanti. Tra i segni del tempo, intessuti di pregiati capolavori, un edificio sacro impreziosisce la località. Si tratta della chiesa di Santa Maria delle Grazie risalente all’undicesimo secolo e, ammantata da alcuni affreschi, ci dirige nelle emozioni di un percorso storico che continua ad indorare i passi del contemporaneo.
Il portale principale si presenta con un colonnato lineare di cui, ai margini, vi è una finitura con delle colonne tortili. Nel sopraccolonnio è riportata un’iscrizione che testimonia l’anno e gli artefici della ricostruzione della facciata. Un rosone in stile gotico orna la chiesa con assoluta predominanza, esso vi è decorato con degli archetti traforati che si collegano a delle piccole colonne a raggio definendone l’immagine circolare accuratamente lavorata.
Invece, nel portale secondario di impronta romanica, troviamo le forme tipiche dell’architettura benedettina. Esso è operato da decorazioni che si propagano sui piedritti e sull’architrave, mostrandone i decisi intagli dai quali ergono delle figure vegetali miste a putti, leoni, serpenti e che convergono in una maschera dalle fattezze umane.
L’interno si presenta a tre navate suddivise da quattro archi. La navata destra beneficia di una pittura raffigurante i misteri del rosario, del quindicesimo-sedicesimo secolo. Nella produzione artistica, gli occhi si perdono fra i dettagli e i colori che, come un velluto, ne imprimono uno scenario importante. Un piccolo altare rinascimentale in pietra dipinta e correlato da dorature arricchisce la visione, probabilmente superstiti di un tempio pagano del periodo romano imperiale.
Nel 1935 un restauro ripristinò la struttura originale dall’interno e, nel 1997, dopo essere stata ripulita la struttura esterna, riemerse una frase incasellata nel campanile della chiesa sotto l’orologio e che, con la durezza di una fredda testimonianza porta alla luce queste parole: “Quanti tocchi do io qui dentro a sorte, tanti passi fai tu verso la morte”. E sebbene l’orologio di tutti i tempi continua a percorrere i minuti verso il tramonto della vita, nella consapevolezza di un’opera storica di grande pregio e dichiarata nel 1902 monumento nazionale, ne possiamo ereditare soltanto il beneficio eterno, proclamandone la forza della cultura.