Avezzano. Una fiaccolata della legalità organizzata per oggi pomeriggio dal sindaco, mentre la città è un vero e proprio territorio d’assedio da parte delle forze dell’ordine, dispiegate in modo massiccio dopo i moti di Natale e la manifestazione di protesta di martedì. Intanto i proprietari del bar “Black out”, chiuso per dieci giorni dal questore dell’Aquila per motivi di ordine e sicurezza pubblici, ritengono di essere stati vittime di un’ingiustizia e di fare da capo espiatorio di una situazione indipendente dalla loro presenza in paese. La situazione a Luco sembra essere in balia degli eventi, tra fiaccolate e contromanifestazioni da un lato, e arresti e provvedimenti delle forze dell’ordine dall’altro. In paese, in queste ore, decin e di auto della polizia e dei carabinieri, a seguito del corteo di martedì in cui una parte di cittadini ha chiesto le dimissioni del sindaco Camillo Cherubini, sembra essere tornata la calma, soprattutto grazie alla presenza di decine di gazzelle dei carabinieri e volanti del commissariato. La chiusura per dieci giorni del locale ha portato a una calma dovuta anche alla chiusura del contestato locale “Black out” frequentato soprattutto da marocchini e che martedì era stato assediato da una cinquantina di residenti mentre all’interno c’erano numerosi clienti stranieri. Subito dopo il provvedimento di chiusura e ora è polemica perché, e non poteva essere altrimenti, già si parla di atteggiamento xenofobo. «Riteniamo che sia stata fatta un’ingiustizia nei nostri confronti», affermano i proprietari del locale, Youssef Bya, marocchino e Renata Petra, italiana, genitori di tre bimbi, uno di due anni e gli altri gemelli di tre settimane. «Siamo stati privati del nostro lavoro senza alcuna colpa», affermano, «il nostro locale è aperto a tutti e con la delinquenza a Luco non c’entra niente. Gestiamo un locale pubblico», affermano, «e non chiediamo la fedina penale all’ingresso. Noi rispettiamo le regole, la legge, e paghiamo le tasse, però veniamo privati del lavoro che in Italia è un diritto per tutti, senza colpe e senza aver mai ricevuto nemmeno una perquisizione nel locale». «Ci rivolgeremo al Prefetto», ha annunciato il loro legale, Roberto Verdecchia, «affinché siano rivalutate le circostanze riportate nel provvedimento».