Avezzano. L’ospedale di Avezzano sarà Dea di primo livello. La nuova riorganizzazione della rete ospedaliera stilata dell’assessore Nicoletta Verì sta per approdare in consiglio regionale.
La rete di Emergenza e Urgenza (Hub e Spoke) è stata riparametrata così: ci saranno sette presidi sede di Dea di primo livello (Avezzano, L’Aquila, Avezzano, Lanciano, Vasto, Teramo), con due presidi, quelli di Chieti e Pescara, in connessione funzionale per specificità di Dea di secondo livello, il cosiddetto super-ospedale.
I dubbi sull’Aquila. Stesso destino dovrebbe infatti toccare all’Aquila-Teramo: nella riprogrammazione si fa riferimento alla necessità di completare il lavoro dell’apposita commissione per lo studio di fattibilità entro il 2019. Nel documento c’è la proposta di sospendere fino al 2021 la riconversione dei presidi ospedalieri ubicati tra comuni del cratere sismico.
Sei saranno gli ospedali sedi di Pronto Soccorso. Si tratta di Sulmona, Atri, Giulianova, Sant’Omero, Penne e Popoli. Non figurano dunque i punti di primo intervento di Tagliacozzo e Pescina.
Due i Pronto Soccorso di area disagiata, ovvero Castel di Sangro e Atessa. Cambia il sistema del 118: le centrali operative saranno ridotte da 4 a 2 (L’Aquila e aeroporto Pescara), «in modo di garantire l’accesso dei cittadini alla rete dell’emergenza ospedaliera secondo criteri di appropriatezza e tempestività».
La dotazione massima di posti letto prevista è pari a 4.846, di cui 3.929 per acuti e 917 per post-acuti: saranno attivati 155 nuovi posti letto per acuti e 243 per post-acuti. Definita anche la riorganizzazione dei reparti: le cosiddette Unità operative complesse (Uoc) saranno 179 (in riduzione da 219). Per quanto concerne le Unità Operative Semplici (Uos) lo standard di riferimento è 234, con incremento di 26.
I due centri Hub cardiochirurgici sono identificati presso il Santissima Annunziata di Chieti e l’ospedale Mazzini di Teramo.
I due centri Hub neurochirurgici saranno invece a Pescara e L’Aquila.
Sul punto nascita di Sulmona, nonostante presenti un numero di parti/anno inferiore a 500 che imporrebbe la chiusura, la Regione manifesta la volontà di reiterare l’istanza di deroga.