C’erano una volta i bucatini in America. Questa è la storia di uno strano caso in cui, come in un tradizionale racconto, c’è un protagonista, un antagonista e un aiutante.
Il primo è interpretato da uno dei formati di pasta più amati dagli americani – il bucatino – mentre il rivale è rappresentato dal ferro contenuto al suo interno.
Il ruolo dell’aiutante? Il pastificio artigianale abruzzese Rustichella d’Abruzzo.
Andiamo con ordine e cerchiamo di capire perché questi tre elementi si ritrovano coinvolti in un episodio che fino a poco tempo fa risultava particolarmente misterioso.
Stati Uniti 2020, New York. Una giornalista del Grub Street, Rachel Handler, ha condotto una indagine volta a scoprire il motivo della scomparsa dei bucatini di uno dei più famosi brand di pasta italiano dagli scaffali dei supermercati.
Dopo numerose ricerche è stato possibile ricostruire il perché della sparizione, che ha abbracciato non solo lo stato di New York ma tutta l’area statunitense.
La causa è stata attribuita alla mancanza di una determinata quantità di ferro all’interno dei bucatini prodotti dal marchio italiano. 2,1 milligrammi, per la precisione.
Così la Food and Drug Administration, ente federale che regola la vendita dei prodotti alimentari ha momentaneamente bloccato la messa in commercio.
E se da una parte c’è chi ha dovuto interrompere la produzione e la messa in vendita, dall’altra c’è chi – come Rustichella d’Abruzzo – ha registrato un raddoppio nelle vendite di bucatini all’estero. In America, soprattutto. Rendendo così possibile reperire una pasta che è diventata sempre più difficile da trovare.
E’ così che il pastificio artigianale abruzzese ha assunto un ruolo determinante dopo l’appassionante nonché divertente esplosione negli Usa del “bucatini-gate”.