L’Aquila. Se la tragedia alluvionale nelle Marche è stata innescata da un eccezionale evento atmosferico, violento e localizzato (dai 419 millimetri di pioggia caduti in 7 ore a Cantiano ai fiumi Misa, Sentino, Candigliano, Fiumicello, Esino, cresciuti di 5 metri in poche ore), lo “sciame meteorologico” generato ha interessato un’area ben più vasta in un quadro complessivo, però, di persistente siccità: è quanto emerge dal report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche.
Ne è esempio la Toscana, dove ai fiumi Serchio ed Ombrone con portate stabilmente al di sotto del Deflusso Minimo Vitale (cala anche la Sieve, ma cresce l’Arno) si contrappongono l’esondazione del torrente Bigurro ed i disagi causati dal forte maltempo nell’alto Mugello, nella Valdichiana aretina e fino alle porte di Firenze.
Anche in Umbria, i territori dell’Eugubino e dell’Alto Tevere, soprattutto nelle zone al confine con le Marche, sono stati interessati dall’ondata di maltempo, in particolare Pietralunga e l’area a Sud di Città di Castello (143 millimetri di pioggia a Bivio Canoscia e mm. 134 a Badia Petroia). La piena di alcuni torrenti (Burano, San Giorgio, Assino, San Donato) e numerose frane hanno causato danni ad abitazioni e territori nell’area di Gubbio. L’auspicio è che almeno tali disagi compensino, in parte, il deficit idrico che ha fin qui caratterizzato l’annata umbra (fino alla settimana scorsa, il livello del fiume Tevere a Ponte Molino era il più basso dal 2012, mentre quello del lago Trasimeno era il minore dal 1991), così come successo per l’invaso marchigiano di Castreccioni, cresciuto di oltre 2 milioni e mezzo di metri cubi in poche ore.
Per il resto, quest’anno idrologico così complesso continua a caratterizzarsi per una marcata siccità ormai confrontabile, soprattutto lungo il litorale tirrenico del Nord Lazio, con quanto, ad esempio, si registra in Marocco: Ladispoli (mm.137) e Cerveteri (mm.121) hanno finora livelli di pioggia inferiori all’ “assetata” Guercif (mm.157 in media), ma anche Roma (mm.196) ormai compete con l’aridità di Casablanca (mm.191). In questo quadro di alto rischio idrogeologico per l’inaridimento e la cementificazione dei terreni, sono paradossalmente attese con timore le intense piogge annunciate per i prossimi giorni.
“Quella dei cambiamenti climatici è un’avanzata inarrestabile anche per l’assenza di infrastrutture adeguate, quali gli invasi, capaci di trattenere le acque di pioggia, salvaguardando i centri abitati e creando riserve per i momenti di necessità idrica” ricorda Francesco Vincenzi, Presidente ANBI.
Al Nord i livelli dei grandi laghi tornano a calare velocemente con il bacino del Maggiore, che segna -40% di riempimento rispetto all’anno scorso.
In Valle d’Aosta scendono le portate di Dora Baltea e torrente Lys, così come si registra per la gran parte dei fiumi piemontesi con i livelli della Sesia, calati del 75% circa in una settimana.
Lungo tutta l’asta torna a decrescere anche il fiume Po, che a Piacenza e Cremona scende sotto i minimi storici.
In Lombardia continua la crisi del fiume Adda ancora in calo e lontano dalle portate degli anni scorsi, mentre le piogge di Settembre permettono alle riserve idriche regionali di ridurre il deficit rispetto alla media storica (da -55% a -45%).
Crescono i livelli dei fiumi appenninici dell’Emilia Romagna con Savio ed Enza, che registrano portate superiori alle medie storiche; al contrario, risultano tutti in calo i corsi d’acqua veneti con Adige, Livenza e Bacchiglione ancora ai minimi degli ultimi anni.
Nel Lazio sono in ripresa i laghi di Bracciano (+ cm.11), Nemi (+cm.4) e Castelgandolfo, così come il Tevere, i cui livelli restano però inferiori al recente passato; ancora in forte sofferenza i fiumi Aniene, ma soprattutto Liri e Sacco ai livelli più bassi rispettivamente dal 2008 e dal 2002.
In Abruzzo, il volume d’acqua trattenuto nell’invaso di Penne è calato in un mese di 2,29 milioni di metri cubi, mentre in Campania crescono le portate dei fiumi Garigliano, Volturno, Sele così come i bacini del Cilento, mentre il lago di Conza è in calo.
In Basilicata, le dighe trattengono circa 250 milioni di metri cubi d’acqua, vale a dire una trentina di milioni in meno rispetto all’anno scorso; in Puglia, invece, nonostante un calo di 5 milioni e mezzo di metri cubi in una settimana, gli invasi ne trattengono ancora circa 130 milioni, cioè oltre 27 milioni più dell’anno scorso.
Anche in Sicilia, infine, molto buono è lo stato della riserva idrica, grazie alle abbondanti piogge di Agosto: gli invasi registrano quantità d’acqua (circa 390 milioni di metri cubi) ben superiori alla media degli scorsi 6 anni con +56 milioni sul 2021.
“Ancora una volta – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – segnaliamo un quadro di forte disomogeneità idrica lungo la Penisola, cui rispondere con la funzione calmieratrice degli invasi. Il Piano Laghetti redatto da ANBI e Coldiretti, con circa 400 progetti già cantierabili, è una risposta concreta, che offriamo al Paese ed al prossimo Governo.”