Avezzano. Tessere storie nella Storia, conciliare studio e arte, attualizzare senza stravolgere; il tutto con una passione sconfinata – ma non acritica – per l’antichità. È il difficile ma appagante mestiere di chi scrive romanzi storici, ed Emma Pomilio lo sa bene. Ce ne ha parlato durante la presentazione della sua ultima (erculea?) fatica, I Tarquini. La dinastia segreta (Mondadori), tenutasi ad Avezzano, presso l’Aia dei Musei, venerdì 4 settembre.
L’evento, promosso dall’associazione culturale “Ugo Maria Palanza” – rappresentata per l’occasione dalla presidente Lia Palanza – si è svolto in un dialogo tra l’autrice e la speaker radiofonica Roberta Maiolini, intervallato dalle letture del Maestro Gabriele Ciaccia. La conversazione è spaziata dal fascino della Roma antica alle problematiche del romanzo storico, passando per il resoconto del lockdown (“un tempo sospeso”) e i piani per il futuro (è già in corso la stesura del sequel de I Tarquini), fino al ricordo dell’amicizia tra Ugo Maria Palanza ed Ernesto Pomilio.
Le atmosfere favolistiche che avvolgono i natali di Roma – i gemelli, la lupa, la fondazione della città – finiscono spesso per ammantare l’intera età regia. Ma non è così, racconta Emma Pomilio ne I Tarquini: quando ripercorriamo la storia dei re etruschi di Roma, i loro sotterfugi politici e i retroscena del potere ci appaiono spietatamente contemporanei – elezioni comprate, colpi di stato, assassinii eseguiti da sicari. Ma è grazie agli ambiziosi Tarquini, i re-tiranni che scalzano l’immobilismo del potere oligarchico, che Roma passa da fiorente villaggio a potenza mediterranea.
Emma Pomilio, dando una voce ai dimenticati dalla Storia (donne, schiavi, liberti), riempie gli spazi lasciati vuoti dalle fonti sulla “grande Roma dei Tarquini” – la più importante delle quali, sorprendentemente, appartiene ai Torlonia. Infatti – ci ha spiegato la scrittrice durante la presentazione – gli affreschi della tomba François rinvenuta a Vulci (che, secondo molti esperti, proverebbero che il condottiero etrusco Macstarna e il re romano Servio Tullio sono la stessa persona) sono stati smantellati e trasportati a Roma, a Villa Albani, proprio dal principe Alessandro Torlonia. Un lungo giro, tra la Storia e le storie, che ci ha riportato a casa.