Avezzano. “Io con questi non ci parlo…e non li ascolto. È questo lo stile del nostro amministratore delegato, colui il quale guida l’azienda e le cui scelte e strategie determinano il destino di noi dipendenti”. Inizia così lo sfogo delle rsu di stabilimento di LFoundry contro l’amministratore delegato Marcello D’Antiochia.
“È ovvio che con questa impostazione è difficile portare avanti qualunque discussione, non solo rivendicativa ma soprattutto propositiva”, hanno continuato, “ed è proprio questo il problema. Ad esempio sulla questione turni il sindacato ha, si, rigettato la proposta aziendale, ma ha avanzato una controproposta ben articolata e aperta alla discussione sulla quale però la dirigenza ha lasciato cadere il silenzio.
Sulla questione covid19 questa RSU aveva sollecitato con largo anticipo la dirigenza a preparare l’organizzazione alla necessità di ridurre le presenze contemporanee in azienda ma ci siamo arrivati solo quando era ormai inevitabile. Poi ci sono i comportamenti alla Superciuk (personaggio del fumetto Alan Ford), che rubava ai poveri per dare ai ricchi: la decisione di riassorbire il superminimo ai dipendenti per poi premiare parte del management.
A questo vanno aggiunte le forzature sulle ferie che, malgrado un accordo interno le regolamenti da ormai 3 anni, vengono imposte in periodi non graditi allo scopo di far tornare i conti sul bilancio, come se l’anno fosse una sequenza di 365 giorni tutti uguali, con festività e clima uniformemente distribuiti in 52 settimane, roba dell’altro mondo. Si aggiunga che l’emorragia di professionalità che scelgono di lasciare l’azienda e che per tutta risposta vengono rimpiazzate da nuovi dirigenti e poi il costo del lavoro è troppo alto…
Qualche mese fa in un comunicato scrivemmo una frase forte, da qualcuno ritenuta quasi offensiva, ma quanto mai vera ed attuale soprattutto alla luce di quanto è stato detto fino a ieri dalla dirigenza: abbiamo bisogno di interlocutori seri, credibili e onesti. Noi siamo qui, come sempre, pronti a discutere e fare proposte, vere”.