Avezzano. La riuscita del prosciugamento del Fucino, che si voglia o meno, è legata al nome Torlonia. Eppure la faraonica opera del Principe affondava le sue radici in quella tentata dai romani quasi duemila anni prima, tant’è che Alessandro Torlonia volle a tutti i costi battezzare l’operazione con il nome di “Gran Cesare”, in onore del primo imperatore che, quasi duemila anni prima di lui, aveva ideato il prosciugamento del lago.
L’apprezzamento del Principe per l’opera romana ha un che di romantico, peccato però che oggi sono spuntate fuori un paio di immagini che mettono in discussione la buona fede del Principe. Una è quella di Edward Lear, scrittore ed illustratore inglese che capitò sulle sponde del Fucino nel 1843. Nel suo “Viaggio Attraverso l’Abruzzo pittoresco” l’artista ritrasse decine di paesi, tra cui quelli ai bordi dell’ex lago del Fucino. Pregevoli le sue litografie di Alba Fucens, del Castello di Celano e della Chiesa di Santa Maria di Luco dei Marsi. Quella che maggiormente ci interessa, però, è quella dove si vede il lago Fucino che si tuffa tra due imponenti mura d’epoca romana. La seconda immagine, decisamente più rara e sconosciuta della prima, è quella del Caracciolo datata 1801. Nel disegno a matita dell’architetto si può notare un’enorme struttura che probabilmente sovrastava le mura disegnate da Lear, con in lontananza sulla sinistra i tre archi dei cunicoli di Claudio. Di cosa si trattava?
Quasi sicuramente quello raffigurato nelle immagini era l’antico emissario romano del Fucino che il Principe fece distruggere prima di iniziare i lavori per il prosciugamento. I più maligni sostengono che Torlonia abbia agito in quel modo perché voleva che la più grande opera idraulica del mondo antico rimanesse legata esclusivamente al suo nome. Ma questa teoria non collima con il resto: se così fosse, infatti, perché il Principe avrebbe dovuto omaggiare la sua opera battezzandola con il nome “Operazione Gran Cesare”? Diverse sono le ipotesi a riguardo ma, quella che ritengo più plausibile, è che l’emissario romano conservasse ancora qualche omaggio a divinità pagane; questa era una cosa intollerante per un cattolico praticante come il Principe Torlonia, che quindi preferì piazzare a custodia della sua opera l’enorme statua della Madonna.
Dubito che qualcuno, a distanza di tutti questi anni, riuscirà più a far luce su quale sia la verità. Ognuno di noi rimarrà libero di pensarla come meglio crede, consapevole che nessuno potrà mai smentirlo, visto che questo è l’ennesimo mistero che il lago si è portato via con sé.
si ringrazia Giuseppe Grossi per l’immagine del Caracciolo