Canistro. La società Santa Croce ha diffidato il Comune di Canistro ad interrompere immediatamente i lavori di realizzazione di una condotta idrica all’interno del perimetro della sua concessione mineraria “Fiuggino”, in località Cotardo, ritenendo illegittimo l’intervento oltre al fatto che si corre “il rischio, concreto, di interferire e danneggiare le opere di pertinenza della stessa concessione mineraria con grave pregiudizio per la società e per la Regione Abruzzo”. Con un’istanza di accesso agli atti inviata poi al Comune, e segnalata alla Corte dei conti, ha chiesto di avere copia di ogni comunicazione, provvedimento e documento inerente l’affidamento dei lavori, considerando che non vi è traccia della commessa sull’Albo pretorio on line del Comune. A renderlo noto è la società dell’imprenditore molisano Camillo Colella, ex concessionario delle sorgenti di acqua minerale Sant’Antonio Sponga di Canistro, 100 alla revoca avvenuta due anni fa da parte della Regione Abruzzo, a cui sta facendo seguito un serrato durissimo contenzioso legale.
Sono stati diffidati anche il Consorzio acquedottistico marsicano (Cam) e l’Ato 2 Marsicano, al fine “di interdire la realizzazione di qualsivoglia opera acquedottistica”, e l’Inail, per “accertare il rispetto della normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro”. Nell’ambito della stessa vicenda, la Santa Croce ha già presentato un ricorso al Tar in cui si chiede l’annullamento dell’ordinanza del Comune di Canistro con la quale si preclude l’accesso da parte di terzi alla vasca di calma di località Capranica, di proprietà della stessa Santa Croce, e della delibera che autorizza appunto la realizzazione di un acquedotto per continuare ad alimentare abusivamente, con l’acqua minerale proveniente dalla sorgente Sant’Antonio Sponga, la clinica Ini e alcune abitazioni, tra le quali quella del sindaco di Canistro, Angelo Di Paolo. Il contenzioso nasce intorno alla vicenda della vasca di calma, collocata tra le sorgenti Sant’Antonio Sponga e lo stabilimento della Santa Croce, di cui la società di Colella al termine di una lunga controversia giudiziaria aveva ripreso il possesso, a seguito della decisione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avezzano (L’Aquila), Anna Carla Mastelli, che ha disposto l’immediata restituzione delle chiavi che erano state consegnate in affidamento momentaneo all’allora responsabile dell’Ufficio tecnico del Comune di Canistro, Massimo Iafolla. Al tecnico erano state consegnate al termine di una ispezione della Regione, anche quelle ritenute illegittime dai giudici.
Il ricorso al Tar è stato presentato in risposta agli atti notificati dal Comune di Canistro nei confronti della società, “con il sindaco Di Paolo intervenuto con la requisizione di un bene della società”. Le attuali diffide riguardano inoltre la risorsa idrica che dovrebbe transitare dalla condotta e coinvolgono ancora una volta la Regione, chiamata “a definire le caratteristiche dell’acqua proveniente dalla Fonte Cipollone, il Genio Civile e la Asl Avezzano-L’Aquila-Sulmona, ciascuna per la sua competenza ad impedire eventualmente l’utilizzo di quell’acqua da parte del Comune di Canistro, in assenza dei pareri igienici e sanitari”. “Siamo alle solite – spiega Colella – il Comune di Canistro con in testa il sindaco Di Paolo pensa che la cosa pubblica sia cosa loro e decidono di fare, senza procedure e senza rispettare la legge, un acquedotto che rischia di invadere e danneggiare la mia concessione. Tutto questo ancora una volta ledendo gli interessi della Santa Croce, da anni al centro di vessazioni da parte dello stesso Comune e della Regione Abruzzo, in particolare della dirigente al ramo Iris Flacco, e del vice presidente con delega alle attività produttive Giovanni Lolli. Ma noi non ci arrendiamo, sono certo che le Autorità interverranno nei confronti del Comune di Canistro perché non è concepibile che si realizzi una condotta per usare dell’acqua minerale senza una concessione ed in assenza dei pareri igienici e sanitari: la Regione Abruzzo ed il Comune di Canistro fanno finta di non capire che la Santa Croce è realmente disposta a riaprire i battenti garantendo occupazione e benessere al territorio”, conclude il patron della Santa Croce.
La Santa Croce ha ricominciato nel febbraio scorso ad imbottigliare nello stabilimento di proprietà a Canistro, attivando la captazione di acqua minerale nella più piccola sorgente “Fiuggino”, tornata nella disponibilità della società dopo il contenzioso vinto al Tribunale amministrativo regionale contro la Regione Abruzzo che ne aveva revocato anche in questo caso la concessione. Le opere ritenute “illegittime” su questo sito, viene spiegato nella diffida, sono rappresentate da uno scavo con posizionamento di una tubazione in p.v.c, effettuato dalla ditta individuale Petricca Ermanno. I lavori sono stati avviati, con l’impiego anche di mezzi meccanici, nelle giornate di sabato 21 aprile e domenica 22 aprile scorsi e interessano aree prossime e contigue alle opere di adduzione che partono dall’impianto di presa della sorgente Fiuggino. I lavori riguarderebbero, “la realizzazione di un acquedotto comunale per l’erogazione di acqua ad uso potabile ed alimentare proveniente da fonte Piana Cipollone”.
La Santa Croce sottolinea che il Comune di Canistro “aveva riconosciuto che le attività che la legge consente all’amministrazione comunale all’interno del perimetro della concessione mineraria sarebbero dovute avvenire d’intesa con il titolare della concessione”. Il Comune di Canistro, ricorda la Santa Croce, non ha però mai comunicato alla società la consistenza dei lavori né trasmesso il relativo progetto. Non è stata nemmeno apposta alcuna cartellonistica di cantiere e par tale ragione non è dato conoscere il nominativo del direttore dei lavori e del responsabile della sicurezza. La Santa Croce diffida pertanto il Comune, non solo ad interrompere i lavori, ma anche a trasmettere il progetto definitivo ed esecutivo degli scavi ed interventi previsti, con i relativi provvedimenti abilitativi.
Nella richiesta di accesso agli atti al Comune di Canistro, si contesta invece la mancata pubblicità, sull’albo pretorio on-line, di ogni comunicazione, provvedimento e documento inerente l’affidamento dei lavori. Dell’opera non c’è traccia nemmeno nel Programma triennale dei lavori pubblici, e nell’elenco annuale dei lavori. La Santa Croce fa dunque richiesta degli atti e documenti relativi all’iter di affidamento dei lavori e al contratto d’appalto stipulato con l’impresa affidataria. Nella diffida viene ricordato che il responsabile del servizio Finanziario del Comune ha espresso “parere favorevole” all’intervento, con l’inciso che “al momento non riveste aspetto contabile”. Dunque conclude la Santa Croce, “appare doveroso invitare e diffidare l’amministrazione comunale a non liquidare alcuna spesa in favore della ditta incaricata e, tantomeno, ad ordinarne il pagamento”.