Tagliacozzo. “Dio del cielo se mi vorrai amare scendi dalle stelle e vienimi a cercare”. Una canzone di De Andrè sussurrata nel silenzio, l’emozione negli occhi dei presenti e dei tanti amici e poi una pioggia torrenziale e allo stesso tempo simbolica proprio perchè secondo un detto quando piove se ne vanno le persone buone. In centinaia hanno salutato Paolo Venturini, il podista ucciso lunedì mentre attraversava via Cristoforo Colombo a Roma. La sua montagna, che tanto amava, lo ha abbracciato ancora una volta e i suoi amici, che con lui condividevano l’amore per la corsa e per lo sci, lo hanno voluto accompagnare nell’ultimo viaggio. Lui che tante volte aveva attraversato i sentieri scoscesi della Marsica e solcato le piste dei monti abruzzesi tra risate e aneddoti, oggi li ha fatti piangere. Con gli occhi pieni di lacrime i suoi compagni del Magic Runners lo hanno portato a spalla in chiesa, con l’abbigliamento da corsa, e gli amici della scuola di sci di Ovindoli, con le tute blu, lo hanno accompagnato all’uscita. Hanno fatto sentire la loro presenza alla moglie Paola e al figlio Luigi tanti amici di mille avventure, le autorità, il sindaco di Tagliacozzo Maurizio Di Marco Testa, colleghi e amici del fratello Stefano, giudice di Avezzano, il procuratore Maurizio Maria Cerrato, tutti i sostituti, presidente del tribunale Eugenio Forgillo, il sostituto procuratore dell’Aquila, Stefano Gallo, e tanti altri. “Vogliamo che la presenza di Paolo continui a essere una certezza per noi”, ha detto nell’omelia il parroco don Aldo De Angelis che ha celebrato insieme a don Antonio Salone di Avezzano, “vogliamo continuate a sentirne la presenza”. Il tuo sorriso le tue battute la tua gioia siano per noi motivo per far crescere la nostra speranza. “Siamo in tanti a chiedersi se c’era qualcosa da fare prima”, hanno detto gli amici dal pulpito, “e già da qualche anno era difficile incontrarlo al bar o in piazza, come se ci avesse abituati gradualmente alla sua assenza. L’unico modo per stare insieme era lo sport, sulla neve o correndo. Oggi lo possiamo immaginare che entra dal fondo di questa chiesa. Avrebbe esclamato: “Ammazza quanti sete! Ma che è successo?” E avrebbe raccontato come faceva spesso che si era perso. Ma la montagna generosa ce lo ha sempre restituito, invece la città non ce lo ha restituito e lo abbiamo aspettato per tre giorni. Dobbiamo conservare quello che ci ha lasciato, e ricordare sempre la sua faccia, la sua mimica, il suo viso, ma soprattutto i suoi nomignoli (topicchio e cellitto) che parlano sempre di bontà, di tenerezza”. “Paolo non siamo qui a salutarti”, hanno invece detto gli amici della megic runners, “ma a dirti grazie per essere stato un compagno di tante corse, un maestro di vita, sempre pronto a porgere la mano a chi ne avesse bisogno. Non ti vedremo più sorridere, indossare la pettorina con la maglia al contrario, scherzare con tutti, ma noi ti custodiremo e ti terremo nel cuore. Ci piace pensarti cosi, con la divisa a correre tra le nuvole, dove troverai anche le montagne. Sarai sempre il nostro campione”. In tanti hanno voluto ricordarlo dal pulpito. Anche il fratello Stefano ha voluto salutare Paolo con un vero atto di fede: “L’assenza non è assenza”, ha affermato citando Sant’Agostino, “abbiate fede, colui che non vedete è con voi, Paolo sarà sempre con noi”. Le note del signore delle cime hanno accompagnato la cerimonia: “lascialo andare su nel paradiso, per le sue montagne”. Applausi e qualche lacrima all’uscita della chiesa dove, come in una scena da film, al momento dei saluti è arrivata una pioggia torrenziale. Con il naso all’insù e un mezzo sorriso gli amici hanno gridato ancora “ciao Paolo” salutandolo così per l’ultima volta.