Canistro. La società di acque minerali Santa Croce chiede il concordato preventivo. La società del patron Camillo Colella, dal 27 gennaio scorso in carcere con l’accusa di bancarotta fraudolenta non sarebbe più in grado di soddisfare le proprie obbligazioni regolarmente a causa di ingenti debiti, soprattutto nei riguardi del Fisco.
Da qui la richiesta presentata alla sezione fallimentare del tribunale di Roma, dove ha la sua sede legale, di ammissione al concordato preventivo.
L’istanza è stata fatta il 21 marzo 2022. In particolare, come si legge nella visura camerale, la Santa Croce ha presentato una domanda di “omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti ovvero, in subordine, di una proposta di concordato preventivo in continuità aziendale e, in ogni caso, la proposta di trattamento dei crediti tributari e contributivi”.
Proprio i debiti tributari sono il tormentone della Santa Croce visto che tra violazioni definitive e contestate, i debiti nei confronti del fisco ammontano a oltre 30 milioni di euro, come emerge da un documento dell’Agenzia delle Entrate del 24 maggio 2021 prodotto dalla regione Abruzzo nel contenzioso pendente davanti al Consiglio di Stato. Anche il comune di Canistro vanta verso la società un credito di un milione e 800mila euro.
A gestire questa fase, dedicata a verificare la sussistenza dei presupposti in capo alla Santa Croce per essere ammessa al concordato preventivo, sarà il commissario giudiziale Giorgio Lener, nominato dal tribunale di Roma, che esaminerà la relazione sullo stato di insolvenza della società e ascolterà i debitori che si faranno avanti, mentre la parola finale spetterà al giudice Caterina Bordo. Saranno da capire le conseguenze di questa situazione sulle concessioni di Canistro. “La normativa nazionale (codice degli appalti) in tema di procedure a evidenza pubblica parla chiaro”, afferma l’avvocato Salvatore Braghini che ha seguito la vicenda legale anche per il Comune, “se non c’è il possesso dei requisiti di regolarità fiscale e contributiva si è esclusi dalla gara e dall’eventuale aggiudicazione”.
La Santa Croce, infatti, ha già visto annullata l’aggiudicazione della gara per la Sant’Antonio Sponga dal Tar dell’Aquila nel giugno 2021 su ricorso proposto dalla San Benedetto acque minerali spa, a motivo anche di violazioni fiscali accertate in sede di giudizio, come documentate in quella sede dal comune di Canistro. La sentenza del Tar abruzzese è stata poi appellata dalla società, e si attende la sentenza del Consiglio di Stato. Per quanto riguarda la più piccola fonte Fiuggino, la legge abruzzese sulle acque minerali stabilisce la decadenza dalla concessione già attribuita, fra l’altro, “in caso di violazioni gravi e definitivamente accertate rispetto agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse o dei contributi previdenziali, previsti dalla normativa nazionale o regionale”.