Avezzano. Grandi consensi all’Aia dei Musei per l’inaugurazione “La Luce del Reale” di Alberto Cicerone, in collaborazione con il comune di Avezzano. L’inaugurazione della mostra dell’artista marsicano ha riscosso grandi consensi di critica e di pubblico. Sono intervenuti Mauro di Benedetto,consigliere comunale che ha fatto le veci del sindaco Gabriele de Angelis prima del suo arrivo per l’apertura della mostra Flavia De Santis, Presidente dell’Associazione Antiqua che gestisce l’Aia dei Musei che ha riferito la possibilità in futuro, di una mostra archeologica; L’artista Domenico Colantoni, pittore e filmaker italiano di fama internazionale, a cui lo stesso Cicerone ha affidato la presentazione dell’evento. A sorpresa il soprano russo Natalia Paplova ha deliziato i presenti con un’esibizione canora dal titolo “Il SoleInvictus” di Vivaldi. La cantante, moglie del figlio di Domenico Colantoni, è una discendente del poeta russo Alexander Puskin, presenza nota nei teatri di tutto il mondo.
Colantoni ha definito Alberto Cicerone “il più grande artista di Avezzano, l’unico che è riuscito ad entrare nel Vaticano”, riferendosi ai suoi lavori nella Cappella Sistina e che, con il suo universo pittorico, considerando le strisce di colore dipinte una dietro l’altra od una sopra l’altra, si accosta alla scrittura di Edvard Munch, al suo espressionismo d’inizio secolo. Sullo spazio rustico che ospitava l’ex mattatoio, i pannelli della “Follia del Rinascimento” a cura dello stesso Cicerone, già esposti a Villa Torlonia, un pastiche di opere rinascimentali, filosofiche, pittoriche e letterarie che denotano una cultura sinottica dell’artista, complessificata in uno scorrere del tempo che fa la differenza. Una sorta di “continuum” dal IV sec. A.C. al periodo romano, rinascimentale, ottocentesco e contemporaneo, che segue i destini di una cultura alla continua riscoperta di se stessa. L’uso prodigioso che l’autore fa della luce e il fascino delle sue creazioni consiste nel raccontare la bellezza dell’ordinario, trapassata, come un dardo che ferisce, da una Luce con la “L” maiuscola che, riportando all’essenziale, trasfigura la realtà, anche la più apparentemente banale. E’lo stupore del quotidiano nel suo esistere attraverso una sorta di estetica della vicinanza che interpellando lo spettatore mentre interagisce con le opere, lo riconduce alle fonti della conoscenza. E’ il rapporto che c’è tra Uno e Tutto e Tutto e Uno. Questa tendenza a svincolare il pubblico dal ruolo di fruitore passivo, riporta ad un’arte “concettuale” per alcuni versi,punto d’arrivo del percorso che dall’ Impressionismo in poi aveva caratterizzato l’evoluzione dell’arte visiva e contemporanea mediante la volontà di sottrarre l’arte medesima ai vincoli formali e culturali che ne avevano costituito la tradizione; In questo senso possono essere definite “concettuali” esperienze molto diverse tra loro ma caratterizzate da un comune denominatore inequivocabile caratterizzato dall’uso di oggetti desunti dal quotidiano ed inseriti all’interno dell’operastessa.Al centro dello spazio espositivo infatti una installazione i cui elementi fondamentali sono i rami, l’albero, la luce, il sole, la tela ed i nastri a terra in una visione tridimensionale che, come spiega l’autore “raccontano la condizione attuale dell’arte contemporanea in modo critico”. Tutto ciò denota appunto quella versatilità di artista, pittore, scultore ed architetto, che come fece Michelangelo 500 anni fa, è stato uno dei pochi, a ragione, a poter entrare nel cuore della spiritualità artistica e colta, molto colta, della Cappella Sistina. Monica Virgilio